MILANO – “Chiara, veniamo noi questa volta!”. E’ lo slogan della nuova protesta lanciata dalla rete anarchica torinese. A quasi una settimana dallo sgombero dell’ex Asilo occupato di via Alessandria, la rabbia non è intenzionata a spegnersi. Nel mirino degli antagonisti dalla ‘a’ cerchiata è finita la sindaca Appendino, già sotto scorta su decisione della prefettura di Torino “per l’innalzamento del clima di tensione”. I manifestanti si sono dati appuntamento alle 13 di mercoledì in via Garibaldi, all’angolo con via Milano. L’intento è quello di presentarsi “con pentole e coperchi” in Sala Colonne di Palazzo Civico dove alla stessa ora è prevista la presentazione di ‘Torino living lab’, progetto di raccolta dati sulle periferie curato dal Comune. Visti gli episodi di guerriglia degli scorsi giorni, che hanno causato danni per le strade del centro, l’attenzione della questura e della prefettura è più che alta.
Proseguono le giornate di tensione
L’appello alla mobilitazione è stato diffuso su Facebook. “La sindaca ancora una volta si riempirà la bocca con belle parole su come la sua amministrazione stia agendo in zone sensibili della città”, si legge. “L’abbiamo visto anche noi questo operato: polizia a militarizzare i quartieri, la cacciata di parte del Balon, lo sgombero dell’Asilo, arresti con accuse gravissime durante le manifestazioni. E lei che fa? Decide sulle nostre teste e poi si complimenta con la polizia!”, scrivono gli anarchici, che annunciano: “Andiamo noi a farle visita”. Intanto il gip di Torino ha rinviato di un giorno la decisione sulla convalida degli arresti per i 16 fermati di sabato durante la guerriglia urbana. Martedì in aula hanno rilasciato dichiarazioni, denunciando di essere stati “percossi dalla polizia” mentre venivano bloccati e portati via. Le accuse sono di devastazione, saccheggio e resistenza. Per tutti il pubblico ministero Roberto Sparagna ha chiesto il carcere.
Il clima è incandescente
Prosegue nel penitenziario ‘Lorusso-Cotugno’ delle Vallette la conta dei danni per l’assalto di domenica sera. Un razzo nautico, oltrepassando il muro perimetrale, ha causato un incendio all’isola ecologica interna alla struttura. “Sono bruciati rifiuti pericolosi, da tempo abbandonati tra il padiglione b e il padiglione c, area che dovrebbe essere adibita ad altro scopo. Tra l’immondizia c’è addirittura un vecchio pullman”, afferma Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp che punta il dito sul “pericolo per la salute”.
Il rogo ha causato anche il crollo del capannone utilizzato per i laboratori di pasticceria dei detenuti. “Risultano distrutti tutti gli spazi e le attrezzature indispensabili per l’attività didattica. Siamo costretti a sospendere i corsi assegnati dalla Città metropolitana”, spiega il presidente della Casa di Carità, Attilio Bondone. Il progetto coinvolge circa 45 carcerati. Per dotarsi di una nuova cucina servono almeno 15mila euro, motivo per cui la fondazione ha aperto una raccolta fondi.
(LaPresse)