ROMA – Dopo l’atto di fedeltà del Movimento 5Stelle alla Lega, possono tornare sul tavolo di palazzo Chigi i dossier lasciati insoluti. La giunta per le Immunità del Senato ha negato l’ok a procedere per Matteo Salvini sul caso Diciotti, con il voto determinate dei pentastellati. Ed è quanto basta per far tornare, almeno per il momento, il sereno nel governo giallo-verde.
Autonomia e Tav, sono questi i punti caldi che, molto probabilmente, saranno discussi durante un vertice a palazzo Chigi, per ora non convocato, ma che ambo le parti in causa reclamano. Dunque Salvini e Di Maio torneranno ad incontrarsi.
I due non si vedono da tempo, complice anche la campagna elettorale
In realtà, rumors di palazzo, parlano di rapporti ‘congelati’, confermati anche dal fatto che nelle ultime due riunioni politiche, quella dello scorso 8 febbraio e quella del 12, a una mancava Salvini e all’altra Di Maio. Ora però la situazione si potrebbe sboccare, e il condizionale, con il governo M5S-Lega è d’obbligo. Nessun baratto tra le due anime dell’esecutivo, assicurano i ben informati, bensì una diversa predisposizione dei due leader nell’affrontare i temi scottanti.
C’entra qualcosa il voto su Diciotti? E’ innegabile
Per Salvini il voto del Movimento a favore della linea del “il governo ha agito in modo collegiale per difendere la sicurezza pubblica” è abbastanza per far ripartire il dialogo. E gli effetti si sono visti immediatamente. A poche ore dalla riunione a Sant’Ivo alla Sapienza, sul decretone (che unisce le misure per il Reddito di cittadinanza e Quota 100), dopo giorni di stallo in Senato, il governo ha trovato l’intesa sugli emendamenti. Si potrebbe inoltre sbloccare, confidano diverse fonti della maggioranza, anche l’impasse sull’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
L’accordo si può “limare”, riferiscono fonti pentastellate, e il Carroccio avrebbe dato chiari segnali di una volontà che potrebbe andare in questo senso. Insomma il testo sull’Autonomia “non emendabile” dal Parlamento potrebbe essere accompagnato da un provvedimento ad hoc che riguarderebbe alcune misure a sostegno del Mezzogiorno. Salvini di fatto non può cedere su questa partita, che vale un bottino corposo di voti oltre a regolare sostanziali equilibri interni in via Bellerio, ma una correzione di accompagnamento non ne minerebbe l’impianto. Non tutto, però, si può risolvere con una mezza misura. E questo vale per la Tav.
Sull’alta velocità Torino-Lione infatti Di Maio si gioca il già flebile sostegno di militanti oltre che una parte di credibilità interna al movimento. Il nodo non si può sciogliere con “degli aggiustamenti”, fanno notare fonti pentastellate “o è sì o è no”. E M5S da sempre è per chiudere il buco, per insignificante che sia. E’ qui che la soluzione sarebbe lontana da venire, solo il cedimento di uno dei due contendenti potrebbe risolvere il rebus.
Cedimento che sia i leghisti che i pentastellati assicurano non ci sarà
Anche il referendum per i grillini non è una strada percorribile, mentre dal Carroccio si cerca di usare l’ultimatum della Ue (subito i bandi o contributi tagliati di 300 milioni) come contrappeso per ridimensionare la portata dell’analisi costi-benefici del Mit.
(LaPresse)