Torna l’incubo Terra dei Fuochi: due incendi a Mondragone e Sessa Aurunca

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Incendi a Sessa Aurunca e Mondragone

SESSA AURUNCA – L’incubo della Terra dei fuochi si risveglia in autunno, tra Mondragone e Sessa Aurunca. Due incendi, fumo tossico e l’aria che diventa veleno, mentre i cittadini si barricano in casa nel terrore di un disastro ambientale che sembra non avere mai fine. Il cielo sopra il litorale domizio (addirittura con macchie di nero fino a Formia) non è più azzurro, ma un’immensa, spettrale macchia di fumo. La giornata di ieri ha portato con sé il terrore più antico e radicato in queste terre: la paura di respirare. Due incendi distinti, ma uniti da un filo di drammatica tossicità, hanno colpito il Casertano, trasformando l’aria in una minaccia invisibile e il paesaggio in una scena apocalittica. Tutto è iniziato nella tarda mattinata a Mondragone, in via Castel Volturno. Qui, il fuoco ha inghiottito il deposito di una società specializzata in prodotti per piscine. Non un banale capannone, ma un luogo di stoccaggio di sostanze chimiche, prima tra tutte il cloro. L’impatto visivo è stato agghiacciante: un’enorme, densa nube di fumo bianco si è innalzata verso il cielo, visibile a chilometri di distanza, sopra i tetti delle case e le campagne. Sebbene di colore apparentemente meno minaccioso del nero, il fumo bianco sprigionato dal cloro in combustione ha subito fatto scattare l’allarme massimo.

La risposta è stata immediata e disperata. I vigili del fuoco hanno dovuto impiegare schiuma specifica per circoscrivere l’incendio, una lotta contro il tempo e la chimica. A supporto è giunto il nucleo Nucleare, Batteriologico, Chimico e Radiologico di Caserta, la cui sola presenza evoca scenari da contaminazione e rischio estremo. L’obiettivo: evitare la propagazione del fuoco al resto della struttura e, soprattutto, capire l’entità del rilascio chimico. Il sindaco Francesco Lavanga ha agito d’urgenza, trasformandosi in portavoce della paura collettiva. Attraverso i suoi canali social, ha emesso un monito che suona come una resa all’ambiente avvelenato: “Restate in casa, chiudete porte e finestre”. Una misura di “prudenza preventiva”, ha sottolineato il primo cittadino, ma che riflette la profonda preoccupazione che all’interno del capannone ci fossero anche materie plastiche, pronte a liberare diossine letali. Ora si attende, con il fiato sospeso, l’intervento dei tecnici dell’Arpac per verificare la salubrità dell’aria. Nel frattempo, per la giornata di oggi, il sindaco ha disposto la chiusura di tutte le scuole cittadine di ogni ordine e grado, “al fine di tutelare la salute degli studenti e del personale scolastico, quale misura urgente per la salvaguardia della salute pubblica”.

Mentre Mondragone combatteva la sua nube, a pochi chilometri di distanza, l’orrore si tingeva di nero. Nello stesso pomeriggio, nella
località Cese della frazione Casamare di Sessa Aurunca, un altro incendio è divampato in una serra abbandonata (la ex Algio Garden), composta prevalentemente da plexi glass e materiale plastico. Qui, la nube tossica non era bianca, ma di un nero denso e irrespirabile, un pugno allo stomaco visivo e olfattivo. La vicinanza del luogo all’incrocio che conduce alla Centrale Nucleare del Garigliano ha aggiunto un’ulteriore, macabra nota di inquietudine a un quadro già disperato, benché l’incendio non abbia avuto nulla a che fare con la struttura nucleare. I fumi neri hanno reso l’aria irrespirabile per chi vive in zona e per chi transitava sulla vicina strada Appia. I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare strenuamente per placare l’inferno di plastica, mentre forze dell’ordine e Protezione civile chiudevano in via precauzionale le arterie stradali limitrofe. Il messaggio è chiaro: la priorità è la vita, anche a costo di bloccare la quotidianità. Due incendi, due località simbolo, un solo dramma: il Litorale Domizio è di nuovo ostaggio dei veleni, palese conseguenza di una gestione scellerata del territorio.

L’incubo ambientale non è un ricordo del passato, ma una minaccia costante che si manifesta con la violenza del fuoco e la subdola tossicità del fumo. I cittadini, costretti a chiudersi in casa, sentono sulla pelle e nei polmoni l’amara verità: la loro salute è la posta in gioco. L’allarme è scattato, ma la vera risposta non arriverà dai pompieri o dalle ordinanze. Dipenderà dai risultati dell’Arpac e, in ultima analisi, dal vento: sarà lui a decidere se i veleni resteranno a impregnare l’aria o se saranno spinti lontano, lasciando dietro di sé solo la paura, l’odore acre della combustione e l’amara consapevolezza che, in questa terra martoriata, la catastrofe è sempre dietro l’angolo.

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