“Torturata e privata di organi”: così è morta in un carcere russo la giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna

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Viktoriia Roshchyna

E’ stata torturata e privata di alcuni organi interni prima che il suo corpo venisse restituito all’Ucraina: è quanto emerge dall’inchiesta del consorzio internazionale “Forbidden Stories” sulla tragica fine della giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna. Il cadavere, restituito nel febbraio 2025 in condizioni mummificate e quasi irriconoscibili, mostrava evidenti segni di violenze e mutilazioni.

La reporter, che lavorava per Ukrainska Pravda e Hromadske, era stata catturata dai russi nell’estate del 2023, a soli 27 anni, mentre documentava le torture inflitte ai prigionieri ucraini nei territori occupati della regione di Zaporizhzhia. Dopo la sua scomparsa, datata 3 agosto 2023, solo nell’aprile 2024 Mosca ha ammesso per la prima volta di averla arrestata. A settembre è arrivata la notizia della sua morte in carcere, in circostanze mai chiarite. Durante lo scambio di prigionieri del 14 febbraio 2025, il corpo etichettato come “maschio non identificato – numero 757” è stato consegnato all’Ucraina. Tuttavia, le analisi forensi hanno subito rivelato che si trattava di una donna. La conferma definitiva è arrivata con un test del DNA, che ha mostrato una compatibilità del 99% con Roshchyna. Il caso riaccende l’allarme sulla sorte dei giornalisti impegnati nelle zone di conflitto e solleva gravi interrogativi sulle violazioni dei diritti umani nelle carceri russe.

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