Il conto alla rovescia più lungo della storia dell’amministrazione comunale di Napoli potrebbe essere finalmente scattato: tra la fine di maggio e la prima settimana di giugno, la giunta pseudo rivoluzionaria partenopea, capitanata dall’ammiraglio Giggino De Magistris, potrebbe insabbiarsi sulla votazione per l’approvazione del bilancio di previsione 2021 e del rendiconto di gestione 2020. La sfangherà anche stavolta, Giggino, come accadde lo scorso dicembre, quando il voto favorevole di Salvatore Guangi, consigliere comunale di Forza Italia, consentì alla giunta e al consiglio comunale di continuare a navigare a vista pur in assenza di una maggioranza politica?
Non si sa: quello che si sa è che stavolta Guangi voterà contro, perché, come dice a ‘Cronache di Napoli’ un big nazionale del partito di Silvio Berlusconi, “Il nuovo corso di Forza Italia a Napoli avrà regole rigide, e il coordinamento affidato a Fulvio Martusciello non consentirà balbettii”. Potrebbe comunque andare avanti ancora per qualche mese, fino alle elezioni del prossimo autunno, evitando il commissariamento ancora una volta, la giunta più politicamente sgangherata che la storia di Napoli ricordi: lasciare il posto da consigliere comunale, si sa, è una scelta dolorosa, perché a fine mese l’indennità arriva puntuale, e quindi qualche “responsabile” alla fine potrebbe spuntare di nuovo.
Ciò nulla toglie al bilancio consuntivo di questo 10 anni di amministrazione De Magistris, un bilancio politicamente disastroso: Giggino si è distinto per le iniziative puramente propagandistiche, dalla flotta che avrebbe dovuto soccorrere i migranti in mare, mai salpata, ai proclami lanciati ogni santo giorno in televisione, dove il narcisindaco ha accumulato più presenze di Barbara D’Urso. “Cosa resterà di questi anni ‘80?”, cantava Raf: cosa resterà di questi anni di Giggino, ci chiediamo noi.
Il nulla sotto vuoto spinto, viene da rispondere, ovviamente in termini politici: nulla è stato in grado di costruire, De Magistris, il cui movimento “Dema” sembra un ectoplasma, mentre Alessandra Clemente, pupilla di Giggino nostro, si appresta a presentarsi alle prossime elezioni comunali come candidata a sindaco in continuità con l’esperienza dell’ex pm. Fa quasi (abbiamo detto quasi) tenerezza, la Clemente, destinata (non è un augurio, ma una previsione) a raccogliere nelle urne le briciole elettorali di una competizione che la vede sconfitta in partenza, e che potrebbe consentirle, se tutto andrà alla grande, di conquistare un posto in consiglio comunale. Per non parlare di Sergio D’Angelo, altro ex “arancione” doc, che minaccia di candidarsi a sindaco sperando che qualcuno lo prenda sul serio. Pozzanghere dopo l’alluvione, avrebbe detto qualcuno.
Trappola Bilancio, De Magistris stavolta è solo
Il sindaco di Napoli non potrà contare su Guangi, ‘frenato’ dal nuovo orientamento di Fi. A fine mese la resa dei conti per l’approvazione del documento finanziario: senza ‘stampelle’ il primo cittadino rischia grosso