Terroristi latitanti: più che una blacklist è una redlist quella sulla scrivania del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Trenta nomi: 27 di sinistra e tre di destra che il vicepremier vuole consegnare alle patrie galere italiane.
Riflettori accesi sui latitanti
L’arresto di Cesare Battisti, terrorista arrestato nei giorni scorsi in Bolivia dopo una latitanza durata 38 anni, non sarà un caso isolato. O almeno questo è quello che sostiene e spera Salvini che è pronto a chiedere la collaborazione dei Paesi in cui i terroristi latitanti hanno trovato ‘asilo’.
La redlist
Un elenco di trenta nomi, aggiornato dell’Intelligence e delle forze dell’ordine rielaborato dopo l’arresto di Battisti sarà la ‘cartina tornasole’ da cui partire per assicurare i terroristi alla giustizia italiana. Ma sulla collaborazione dei Paesi in cui questi si trovano non c’è certezza.
La Francia da che parte sarà?
Stando all’elenco dei terroristi latitanti quasi la metà, 14, si trovano in Francia, probabilmente a Parigi. Anche Battisti durante la sua latitanza è stato in Francia ‘protetto’ dalla cosiddetta ‘dottrina Mitterand’, voluta nel 1982 dall’ex presidente francese, che per anni ha impedito la sua estradizione. Cosa porti Salvini a pensare di poter superare questo scoglio considerati i rapporti complicati con il presidente Emmanuel Macron non è chiaro.
La promessa del ministro dell’Interno
“Questo è un punto di partenza”. Aveva promesso qualche giorno fa Salvini annunciando: “Stiamo lavorando sulle altre decine di terroristi che ancora non stanno scontando la loro pena nelle carceri italiane”.