ROMA – Non c’è totale accordo su eventuali correzioni da apportare all’economia italiana tra il Giovanni Tria e Bruxelles. Il ministro fa sapere ai vertici europei che non ha alcuna intenzione, in corso d’anno, di apportate manovre economiche correttive, confermando quanto già sostenuto nell’audizione in Parlamento nei giorni scorsi, dove di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulle linee guida del suo mandato. Ma l’Europa insiste e lo ha fatto anche oggi: “Per l’Italia serve una correzione da 5 miliardi”.
La risposta all’Eu del ministro Tria
Al termine dell’Ecofin, Tria ha detto che “il profilo di discesa del debito non sarà in discussione, discuteremo dei tempi e del profilo dell’aggiustamento. Il centro della manovra – ha sottolineato – è ribaltare la tendenza fino ad oggi di aumentare sempre la quota di spesa corrente a scapito della spesa per investimenti. E’ probabile – ha continuato – che dovremo rivedere il timing aggiustamento in relazione anche al rallentamento dell’economia”. Ma “per il 2018 non cambiamo gli obiettivi. Si vedrà a consuntivo se abbiamo rispettato o no gli impegni con l’Ue”.
No all’allargamento di bilancio e all’aggiustamento
“Riteniamo che non ci sarà nessun allargamento di bilancio e nessuna restrizione nel senso di manovra correttiva, l’abbiamo già detto – ha continuato il ministro -. E’ probabile che il gap di 0,3 si colmi, e se non si colma vedremo, discuteremo a consuntivo, a primavera. Non ci sarà nessuna inversione di tendenza per quanto riguarda l’aggiustamento strutturale. La misura e i tempi sono gli unici in discussione. Non è in discussione che si prosegua aggiustamento”.
Il sì dell’Ecofin all’aggiustamento
L’Econfin ha approvato le raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate dalla Commissione Ue a maggio. All’Italia viene chiesto uno sforzo strutturale di almeno lo 0,3% del Pil nel 2018, senza alcun margine aggiuntivo di deviazione sull’anno. Si tratterebbe di un aggiustamento da 5 miliardi di euro, che tuttavia il ministro Tria esclude per quest’anno: “Il profilo di discesa del debito non sarà in discussione ma si deve ribaltare la tendenza di aumentare sempre la quota di spesa corrente a scapito degli investimenti”. Nel 2019, scrive ancora il Consiglio dei ministri delle Finanze dell’Ue, ‘dato il debito sopra il 60%’, l’aggiustamento richiesto all’Italia è di 0,6%.