Truffa del reddito di cittadinanza, indagato il titolare di un Caf a Grazzanise

Nei guai il 39enne e 23 extracomunitari: avrebbero attestato il falso per ottenere gli aiuti di Stato. Ora rischiano il processo.

Raffaele di Resta
Raffaele di Resta

L’obiettivo era garantire a chi non avesse un lavoro una forma di sostentamento in attesa di ottenerne uno. E invece, troppe volte, stando alle numerose indagini condotte dalle Procure, il reddito di cittadinanza (prima che fosse spazzato via dal nuovo governo di Giorgia Meloni) è stato piegato per garantire indebitamente soldi facili a chi non ne aveva diritto. E secondo il pubblico ministero Sergio Occhionero, tra chi avrebbe contribuito a sfruttare illegalmente quegli aiuti di Stato c’è Raffaele Di Resta, 39enne, titolare di un Centro di assistenza fiscale.

Il professionista di Grazzanise è indagato insieme ad altri 23 extracomunitari per aver dichiarato informazioni false con l’obiettivo di ottenere il reddito di cittadinanza. Tali condotte, registrate tra il 2020 e il 2021, avrebbero determinato un esborso non giustificato da parte dello Stato di oltre 57mila euro. Stando alla tesi della Procura di S. Maria Capua Vetere, in alcune occasioni Di Resta avrebbe messo a disposizione il suo Caf, “Di Resta Service”, per curare le pratiche tese a intercettare il reddito da parte di extracomunitari.

E nel inoltrare la documentazione, dice l’accusa, falsamente inseriva che il richiedente era residente in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, in modo tale da ottenere un ingiusto profitto. L’attività investigativa non si è dedicata, almeno per ora, a capire dove poi fossero andati questi soldi guadagnati illecitamente. E non emerge neppure se ci sia tra una sorta di ‘basista’ che avrebbe messo in contatti gli stranieri con il Caf di Grazzanise.

Il pm Occhionero ha deciso di concludere l’indagine ed ora valuterà se avanzare o meno la richiesta di rinvio a giudizio per Di Resta, assistito dall’avvocato Marco Argirò, e per gli altri 23 extracomunitari. Chi sono? Zain Abdulla, 27enne; Fazal Ilahi, 33enne; Qasim Ali, 33enne; Quasim Muhammad, 48enne; Khalid Mehmood, 75enne; Bilal Ishaq, 25enne; Shaib Rafique, 32enne; Ansar Mehomood, 31enne; Muhammad Arsalan Shahd, 26enne; Shah Jahan, 47enne; Shah Nawaz, 44enne; Butt Jahangir Ahmad, 46enne; Dawer Rizwan, 24enne; Gulam Abbas, 26enne; Issa Diarra, 29enne, del Mali; Afzal Shahzad, 43enne; Nadcem, 43enne; Riaz Ahmad, 58enne; Aisal Jabbar, 32enne; Babar Hussain, 34enne; e Tayyab Mughal Muhammad, 43enne.

Sono tutti pakistani (eccetto Diarra che è del Mali) e alcuni di loro ora risiedono tra Succivo, Frattamaggiore, Grumo Nevano, Napoli, Mondragone, Sant’Arpino. Nel collegio difensivo, anche gli avvocati Fernando Maria Pellino e Caterina Celentano. I 24 indagati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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