MONDRAGONE – Nella richiesta presentata all’Inps per ottenere il reddito di cittadinanza, hanno “omesso di indicare – nell’apposito riquadro – di essere stati condannati in via definitiva” per reati di mafia: è la tesi della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Una ‘dimenticanza’ che, hanno ricostruito gli inquirenti, ha permesso a Francesca Nattino, 37 anni, Alessandro Martino, 48 anni, Giovanni Lungo, 45 anni, Luigi Fragnoli, 59 anni, Domenico Di Ponio, 45 anni, e Romualdo Martella, 76 anni, di truffare l’Istituto nazionale di previdenza sociale e incassare, così, indebitamente svariate migliaia di euro di aiuti. Per tali condotte, verificatesi, dice la Procura, tra il 2020 e il 2021, i sei sono accusati di truffa aggravata. Il giudice Giovanni Mercone, su istanza della Procura, ha disposto il sequestro delle somme che avrebbero percepito illegalmente. Il Tribunale sta cercando di recuperare 9.886 euro incassati da Nattino, 3.310 euro da Martino, 11.243 da Luongo, 14.333 da Fragnoli, 1.149 da Di Ponio e 10.522 da Martella.
L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Sergio Occhionero e condotta dalla guardia di finanza, ha coinvolto, con l’accusa di truffa, anche altre 24 persone.
Avrebbe sconfitto la povertà e garantito dignità ad ogni cittadino: è così che il Movimento 5 Stelle e il suo capo politico dell’epoca, Luigi Di Maio, qualche anno fa presentavano tronfi e felici il reddito di cittadinanza. Ed invece, come stanno dimostrando le decine e decine di indagini condotte dalle Procure di mezza Italia, si è rivelato uno strumento che ha contribuito a riempire le tasche di mafiosi e malviventi vari.
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Truffa, sequestrati 46mila euro ai ras di Mondragone
La tesi della Procura: per ricevere gli aiuti dall’Inps hanno omesso di comunicare di essere stati condannati per reati di mafia