WASHINGTON (USA) (LaPresse) – I suoi più stretti collaboratori lo avevano avvertito. Usare Twitter come “un’arma” per attaccare celebrità e rivali politici a proposito del Russiagate poteva rivelarsi controproducente. E così è stato. Donald Trump, incurante delle implicazioni legali, ha continuato ad utilizzare il social network per rintuzzare gli avversari. Adesso, però, a quanto riporta il ‘New York Times‘, i violenti attacchi contro l’ex capo dell’Fbi James Comey e il ministro della giustizia Jeff Sessions sono ora finiti nel mirino del procuratore speciale Robert Mueller.
L’ipotesi è che Trump abbia anche esercitato pressioni e minacciato i due testimoni chiave dell’inchiesta indagini per influenzarne il corso. Per il procuratore Muller, si tratterebbe di ostruzione della giustizia
Immediata la reazione dei legali di Trump, guidati da Rudolph W. Giuliani, per i quali nessuno degli elementi evidenziati dal procuratore Muller costituisce effettivamente un’ostruzione alla giustizia. In privato, però, alcuni legali hanno espresso il timore che il procuratore possa citare diversi episodi, incontri e prove, come i tweet, per costruire l’accusa che il presidente abbia tentato di bloccare le indagini sul Russiagate. Giuliani, poi, ha bollato queste nuove accuse come parte di un piano disperato per far affondare Trump. “Se vuoi ostacolare la giustizia – ha detto – lo fai senza clamore e in privato, non in pubblico“. Non è ancora chiaro quale sarà l’epilogo della vicenda.