Tunisia, voto: alle urne solo un elettore su tre

Soltanto un elettore su tre si è recato alle urne: è il bilancio degli exit poll delle amministrative in Tunisia, che registra un'affluenza del 34,4%

Elezioni in Tunisia

TUNISI (Domenico Cicalese) – Si sono svolte nel segno della delusione le prime amministrative libere in Tunisia dopo la caduta di Ben Ali: gli exit poll parlano di un’affluenza del 34,4%. In pratica, alle urne si è presentato soltanto un cittadino su tre. Lo ha annunciato il presidente della commissione che sovrintende alle operazioni di voto, Mohamed Tlili Mansri, precisando che si sono recati alle urne 1.796.154 elettori sugli oltre 5 milioni e 300 mila aventi diritto. Confermata dunque la scarsa partecipazione popolare.

Tunisi avrà un sindaco donna

Secondo gli exit poll della società di sondaggi Sigma Conseil, il primo partito su scala nazionale sarebbe l’islamico moderato Ennahda con il 27,5% delle preferenze, seguito dai laici modernisti di Nidaa Tounes con il 22,5%. Terzo il raggruppamento di sinistra Front Populaire (5,3%), seguito da Courant démocratique (4,9%). In ogni caso, per gli annunci ufficiali bisognerà attendere il 9 maggio. Al momento, però, sembrerebbe quasi certo il trionfo nella capitale Souad Abderrahim, farmacista del partito Ennahda, che in caso di conferma sarebbe il primo sindaco donna.

In Tunisia c’è un vincitore: la delusione

C’è un altro elemento che certifica la delusione dei tunisini. Oltre agli exit poll – giudici supremi del deserto delle votazioni – un rapporto della Banca Mondiale segnala che la gran parte dei tunisini si sente del tutto scollegata con le autorità locali, spesso senza nemmeno sapere chi amministra. Neanche gli aiuti internazionali sarebbero stati capaci di dare impulso alla voglia di rivalsa dei tunisini, sempre più staccati dal concetto di speranza. Soprattutto in quelle zone difficili – come le città di Kasserine, Gafsa e Sidi Bouzid – dove la disoccupazione ufficiale è al 15% ma quella reale supera il 40. Proprio in queste province ci si aspettava un’affluenza di massa alle urne. Sulla carta, il voto doveva servire a rilanciare la speranza dei giovani: è senza dubbio questa la notizia più sconcertante delle prime elezioni libere dopo il 2011.

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