ISTANBUL – Continua l’operazione del leader Erdogan contro sospetti infiltrati nelle forze armate turche legati alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen. La procura di Istanbul ha emesso stamani 300 mandati di cattura, 211 dei quali riguardano militari tuttora in servizio. Almeno 150 sono già stati arrestati in blitz condotti nella metropoli sul Bosforo. E il pensiero inevitabilmente va al fallito colpo di stato del 15 luglio 2016.
Più di 1000 arresti in un mese: la Turchia è un terremoto politico
La settimana più buia di questa faccenda è stata la prima del mese di aprile, quando il minstero degli Interni turco fece sapere di aver arrestato 842 persone con l’accusa di terrorismo, dopo che il governo del presidente Erdogan decise di prolungare ulteriormente lo stato di emergenza imposto dopo il tentato golpe del luglio 2016. Come ormai accade da quasi due anni, anche in questo caso le detenzioni riguardarono per la maggior parte (561) individui sospettati di appartenere alla presunta rete dell’Imam Fethullah Gulen, influente personaggio esiliato negli Stati Uniti e accusato di aver organizzato il fallito colpo di Stato. Non solo golpisti. Tra i fermati ad aprile, 244 furono invece accusati di essere militanti del Pkk, il partito degli indipendentisti curdi dichiarato fuorilegge dal governo di Ankara e contro il quale Erdogan ha lanciato una campagna militare in Siria. Tra gli altri arrestati della settimana nera di aprile, 28 sono sospettati di essere affiliati all’Isis e 9 a gruppi illegali di estrema sinistra. Secondo le stime delle Nazioni Unite, dal fallito golpe del luglio 2016 in Turchia sono state arrestate almeno 160 mila persone tra le quali numerosi giornalisti e professori universitari considerati ‘scomodi’ e legati ai golpisti di Gulen.
Ankara fa sapere che la sua azione non si fermerà
Già, perché l’obiettivo di Erdogan è sradicare completamente la rete che provò a ribaltare il governo due anni fa. Di conseguenza, le operazioni di polizia proseguono per cercare di arrestare gli altri ricercati. Nelle ultime 48 ore, sono stati spiccati quasi 500 mandati di cattura contro supposti ‘gulenisti’, per la maggior parte soldati.