Turismo, con gara progetti green: rifugio Pedrotti primo ‘faro’ delle Dolomiti

Dal 1881 è riparo sicuro per gli alpinisti. L'ultimo gradino per la Bocca di Brenta, il dente di roccia, a 2.439 metri, da cui si dominano le Dolomiti trentine a 360 gradi.

Foto Claudio Furlan - LaPresse 30 Aprile 2020 Milano (Italia) News Agriturismi e aziende agricole messe in ginocchio dalla crisi dovuta all’emergenza coronavirus. L’agriturismo Cascina di Mezzo di Liscate, costretta a macellare gli animali in ritardo e a conservare sottovuoto la carne, trova respiro grazie alla preparazione di cibo da asporto Photo Claudio Furlan/Lapresse 30 Aprile 2020 Milano (Italy) Agritourisms and farms brought to their knees by the crisis due to the coronavirus emergency. The Cascina di Mezzo agritourisms in Liscate, forced to slaughter late animals and to vacuum-store the meat, finds relief thanks to the preparation of takeaway food

Dal 1881 è riparo sicuro per gli alpinisti. L’ultimo gradino per la Bocca di Brenta, il dente di roccia, a 2.439 metri, da cui si dominano le Dolomiti trentine a 360 gradi. Dal prossimo anno, terminati i lavori di restyling a impatto zero, il rifugio Pedrotti alla Tosa diventerà il ‘faro’ della montagna. Tetto rosso e quattro finestre sempre illuminate nelle direzioni di altrettanti sentieri grazie a un impianto fotovoltaico da 20 kilowatt, il rifugio che ha resistito alla Grande Guerra sarà infatti l’unico dell’arco dolomitico a essere ristrutturato grazie a un concorso di idee ingegneristiche compatibili con ambiente e valore storico-culturale da preservare. “Per anni abbiamo discusso se abbatterlo e rifarlo di sana pianta o mettere delle toppe – spiega a LaPresse Anna Facchini, presidente della Sat, la Società alpinistica tridentina che quest’anno compie 150 anni ed è proprietaria della struttura -. Alla fine abbiamo deciso di percorrere una strada tutta nuova: una gara di progettazione. Poteva sembrare un’idea bislacca, invece sono arrivati 60 elaborati che sono poi stati valutati dall’Ordine degli ingegneri e degli architetti di Trento. Ha vinto chi ha interpretato al meglio il ruolo del Pedrotti, punto di riferimento visivo per gli alpinisti e ‘perla’ delle Dolomiti. Adesso non c’è tempo da perdere. Entro fine anno il progetto definitivo, per un valore di 990mila euro, e poi i lavori nel 2023 con l’intenzione di non bloccare l’attività del rifugio”. Per il Pedrotti, ampliato nel 1910 dall’Alpenverein di Brema che ne rivendicò la proprietà per poi cederlo a denti stretti all’Italia al termine di un contenzioso davanti alla Corte suprema di Vienna, si apre dunque una nuova stagione destinata a scrivere un’altra pagina di storia delle Dolomiti. “La scelta del concorso di progettazione è stata coraggiosa – precisa Marco Giovanazzi, presidente dell’Ordine degli architetti -. Noi la invocavamo da anni, ma non era affatto scontato che si arrivasse a questa decisione. In altri contesti montani l’idea non ha mai trovato terreno fertile. Qui, grazie all’impegno della Sat, siamo riusciti a fare da apripista. La speranza è che la nostra esperienza possa intraprendere un percorso nazionale per far sì che i territori si interroghino sulla necessità non più rimandabile della trasformazione eco-compatibile delle strutture d’alta quota”.

di Luca Borghi

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