TUTTI I NOMI. Referti falsi e sinistri inventati: 24 nei guai. Referti taroccati a Marcianise, al Cardarelli e in centri diagnostici privati

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MARCIANISE – Un presunto sistema di referti medici falsi, incidenti mai avvenuti e indennizzi assicurativi gonfiati: è questo il cuore dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che nelle scorse ore ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 25 persone. Un passaggio che anticipa la possibile richiesta di rinvio a giudizio. A rischiare il processo sono Nicola Capaldo, 40enne di Casapesenna; Carmelina Carrella, 63enne di San Paolo Belsito; Maurizio Castelluccio, 31enne di Napoli; Sonia Conte, 26enne di San Marcellino; Stefano Crisci, 45enne di San Prisco; Gabriele Del Prete, 32enne di San Cipriano d’Aversa; Arturo Della Corte, 51enne di Napoli; Antonella Esposito, 44enne di Casagiove; Luigi Ferrante, 32enne di Pozzuoli; Ciro Gallo, 25enne di Castel Volturno; Vincenza Gallo, 31enne di Castel Volturno; Maria Garofalo, 64enne di Casapesenna; Daniele Giangoglio, 30enne di Recale; Salvatore Mavilio, 39enne di Vico Equense; Giovanna Monti, 56enne di Napoli; Antimo Nappi, 47enne di Marcianise; Vincenzo Ografo, 62enne di Marcianise; Fabrizio Romeo, 42enne di Marcianise; Antonietta Sabatino, 58enne di San Cipriano d’Aversa; Raffaella Saccone, 67enne di Ercolano; Rosa
Tamburrino, 86enne di Villa Literno; Luca Tartaglione, 29enne di Marcianise; Simone Vernero, 26enne di Napoli; e Andrea Zamo, 36enne di Marcianise.

A loro, a vario titolo, vengono contestati i reati di frode assicurativa, falso e corruzione. Secondo gli inquirenti, ad avere un ruolo centrale in questo presunto meccanismo di raggiri sarebbe stato Salvatore Salvemini, medico, che – sostiene l’accusa – avrebbe sfruttato il proprio ruolo di camice bianco quando era in servizio al pronto soccorso dell’ospedale di Marcianise. A lui la Procura contesta (ma la posizione è stata stralciata rispetto a quella degli altri inquisiti) di aver redatto o fatto redigere referti falsi, attestando lesioni mai esistite e consentendo ai destinatari di presentare denunce di sinistro a diverse compagnie assicurative. Il meccanismo, emerso già nel 2016 e protrattosi fino al 2019, si fondava – secondo la tesi dell’accusa – su un collaudato scambio di referti ospedalieri e diagnostici falsificati, certificazioni ideologicamente false e referti radiologici creati ad hoc per ottenere indennizzi economici indebiti. La Procura sottolinea che gli episodi non avrebbero riguardato solo l’ospedale di Marcianise. Questo sistema, finalizzato a truffare le assicurazioni, avrebbe coinvolto anche diverse strutture sanitarie private, dove venivano prodotti esami strumentali ‘di comodo’.

Tali condotte si sarebbero verificate – sempre secondo l’accusa – grazie alla complicità di tecnici e operatori sanitari che lavoravano presso il
centro Athena di Qualiano, il Dioscoride di Casoria, l’Euro Medic di Giugliano in Campania, la casa di cura Grimaldi di San Giorgio a Cremano
e la clinica Santa Maria della Salute di Santa Maria Capua Vetere. In questi centri sarebbero state elaborate risonanze, radiografie ed ecografie mai effettuate, poi utilizzate per documentare traumi o contusioni da incidenti stradali inesistenti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Luigi Ferrante e Sonia Conte avrebbero corrisposto denaro o altre utilità a Salvemini per ottenere referti falsi attestanti lesioni, poi utilizzati nelle denunce per ottenere rimborsi rispettivamente da 7.500 e 6.500 euro. Stessa contestazione viene mossa a Raffaella Saccone,
Carmelina Carrella, Fabrizio Romeo, Giovanna Monti, Stefano Crisci, Antimo Nappi, Luca Tartaglione, Antonietta Sabatino, Maria Garofalo, Maurizio Castelluccio, Simone Vernero, Salvatore Mavilio, Antonella Esposito, Daniele Giangoglio, Andrea Zamo e ai fratelli Ciro e Vincenza Gallo. L’indagine ha inoltre acceso i riflettori su altri tre medici: Raffaele Biello, quando in servizio alla casa di cura Grimaldi; Luciano Cremona, dirigente medico dell’Aorn Cardarelli di Napoli; e Domenico Fiorito, all’epoca dei fatti in servizio al pronto soccorso di Marcianise.

Per loro, si procede separatamente (come per Salvemini). Secondo l’accusa, anche questi professionisti avrebbero ricevuto denaro o altre utilità da alcuni indagati per elaborare certificati medici falsi da utilizzare nelle truffe assi- curative legate a sinistri mai avvenuti. La Procura contesta un ampio arco temporale (2016–2019) in cui i referti ospedalieri venivano sistematicamente manipolati per generare sinistri
fittizi. L’impianto accusatorio poggia su centinaia di documenti, testimonianze e accertamenti medici e finanziari. Per gli inquirenti, si sarebbe
trattato di una filiera capace di falsificare referti pubblici e diagnostici privati con la complicità di professionisti e intermediari, lucrando somme per migliaia di euro. Ora, chiusa la fase investigativa, il fascicolo passa al vaglio del giudice dell’udienza preliminare, che dovrà decidere se disporre il processo per tutti gli indagati o archiviare le posizioni marginali. Tutti i coinvolti devono essere considerati innocenti fino a un’eventuale sentenza definitiva di condanna. L’eventuale processo sarà per loro l’occasione di dimostrare la propria innocenza.

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