CASTEL VOLTURNO – Nel mercato dello spaccio sul litorale domizio gli equilibri cambiano. I gruppi criminali composti da extracomunitari di origine africana arretrano, lasciando spazio a nuove presenze che si muovono con modalità e assetti differenti. A occupare quei vuoti, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Reparto territoriale di Mondragone, sono soprattutto sodalizi dell’area napoletana e gruppi di etnia rom.
È una dinamica che emerge con chiarezza dalle indagini condotte dall’Arma negli ultimi anni. Proprio nelle scorse ore, a conclusione di una complessa attività investigativa sviluppata tra il 2023 e il 2024, finalizzata a smantellare una presunta rete di pusher di etnia rom, la Procura di Santa Maria Capua Vetere, guidata da Pierpaolo Bruni, ha chiesto e ottenuto nove misure cautelari. L’operazione arriva a pochi giorni di distanza dal blitz al Royal Residence, dove la gestione dello spaccio era invece riconducibile a soggetti napoletani, confermando un quadro in continua evoluzione e una competizione costante per il controllo delle piazze di droga sul territorio.
Quattro indagati sono finiti in carcere: Carlo Carandente, 33enne, Vincen- zo Carandente, 35enne, Antonio Carandente, 37enne, e Ivan Carandente, 29enne, tutti legati da vincolo familiare. Ai domiciliari, invece, Sabrina Uliano, 31enne, Roberta Sessa, 21enne, e Sonja Antic, 26enne. Di- vieto di dimora in provincia per Osazee Obasuyi, 28enne, originario della Nigeria, e Prince Akom, 33enne del Ghana.
A tutti, residenti a Castel Volturno, viene contestato il reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. A Ivan e Carlo Carandente è contestato anche il reato di porto in luogo pubblico e utilizzo di un’arma non autorizzata. La detenzione di armi è contestata pure a Vincenzo Carandente. È sotto inchiesta, ma a piede libero, anche Fabiana Carandente, che risponde di trasferimento fraudolento di beni.
I provvedimenti per gli indagati, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, sono stati disposti dal gip Maria Pasqualina Gaudino del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a seguito di interrogatorio preventivo. Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Filippo Barbieri Spirito e Ferdinando Letizia. Il lavoro dei carabinieri, guidati dal tenente colonnello Antonio Banelli, è riuscito a tracciare, sostiene la Procura, come la famiglia Caran- dente avesse trasformato la zona in cui viveva, nell’area di Pescopagano, al confine tra Castel Volturno e Mondragone, in un enclave dello spaccio. E in quest’area l’attività investigativa dei militari dell’Arma è arrivata a documentare circa 400 cessioni.
L’indagine, avviata nel settembre 2023, ha preso le mosse dalle riprese video effettuate in via Luca Della Robbia, indicata dagli investigatori
come uno dei principali punti di riferimento per l’acquisto di sostanze stupefacenti nell’area di Pescopagano. Le immagini hanno documentato un via vai costante di assuntori, a qualsiasi ora della giornata, confermando l’esistenza di un’attività di spaccio continua e organizzata.
Il quadro investigativo si è poi rafforzato attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, servizi di osservazione e l’installazione di ulteriori sistemi di video- sorveglianza, strumenti che avrebbero consentito di identificare i soggetti coinvolti e di ricostruire
l’assetto del gruppo. Secondo la Procura, alcuni degli indagati, pur formalmente disoccupati, erano stabilmente dediti alla cessione di stupefacenti, rivolgendosi a una clientela abituale, in gran parte già nota alle forze dell’ordine.
Dagli accertamenti è emerso anche il ricorso a modalità operative finalizzate a eludere i controlli: lo stupefacente veniva più volte spostato e occultato in luoghi di- versi nel corso della giornata, così da rendere più complessa l’individuazione dei depositi ed evitare eventuali sequestri. Il prosieguo delle investigazioni hanno inoltre consentito di comprendere che lo smercio di narcotici andava oltre il perimetro di via Luca Della Robbia, arrivando nelle zone di via Dal Zotto e via Buonarroti. Gli elementi raccolti, ad avviso degli inquirenti, hanno consentito di delineare un meccanismo articolato e ben organizzato (anche se l’associazione a delinquere non viene contestata), con
una distribuzione precisa dei ruoli e delle sostanze trattate. In particolare, Vincenzo Carandente, Sabrina Uliano e Roberta Sessa sarebbero stati dediti alla cessione di crack e cocaina; Antonio Carandente e Prince Akom allo spaccio di eroina; Ivan Carandente e Sonja Antic a crack
e cocaina; mentre Carlo Carandente e Osazee Obasuyi si sarebbero occupati della vendita di hashish.




















