MILANO – Nel giorno dell’inizio dell’offensiva nel Donbass, con i separatisti filorussi che hanno annunciato di avere preso il controllo del porto di Mariupol, il cancelliere austriaco Karl Nehammer è diventato il primo leader Ue a incontrare Vladimir Putin dopo l’invasione dell’Ucraina. L’incontro si è tenuto vicino Mosca, nella dacia di Novo-Ogaryovo del Cremlino, e secondo i media austriaci è durato complessivamente 90 minuti, di cui 75 circa di conversazione.
È stato “molto duro”, “molto aperto” e “molto diretto”, “non una visita amichevole”, ha detto Nehammer, riferendo di avere consegnato a Putin un “messaggio chiaro”, cioè che “questa guerra deve finire”. Fra i due nessuna stretta di mano e nessuna foto ufficiale, possibilmente per evitare materiale che le immagini potessero diventare strumento di propaganda.
L’Austria è un membro dell’Unione europea e ha sostenuto le sanzioni decise dal blocco a 27 contro la Russia, ma finora si è opposta a tagliare le consegne di gas russo. Il Paese non è un membro della Nato ed è militarmente neutrale. “Ho chiarito al presidente Putin che le sanzioni contro la Russia resteranno in vigore e che saranno rafforzate ulteriormente finché le persone continueranno a morire in Ucraina”, ha riferito Nehammer, che sabato aveva incontrato Zelensky a Kiev, aggiungendo di avere parlato anche “nel modo più chiaro possibile” dei presunti crimini di guerra da parte russa.
“Ho affrontato i gravi crimini di guerra commessi a Bucha e altrove e ho sottolineato che i responsabili dovranno risponderne”, ha detto ancora. Quanto alla posizione di Putin, il cancelliere austriaco ha riferito che “era chiaro e riconoscibile che Putin ha ancora fiducia” nei negoziati tra russi e ucraini in Turchia. A Putin “ho spiegato che il suo atteggiamento, il suo punto di vista, non è condiviso da nessuno. Lui la vede come una sorta di operazione di autodifesa della Federazione russa. La chiama operazione militare speciale. Io la chiamo guerra”, ha detto ancora Nehammer.
Il ministro degli Esteri di Nehammer d’altra parte, Alexander Schallenberg, da Lussemburgo lo aveva detto: il cancelliere avrebbe detto a Putin “la verità”, cioè che “di fatto ha preso la guerra moralmente”. La situazione sul campo è drammatica. A Mariupol sono più di 10mila i civili morti nell’assedio russo e i cadaveri “ricoprono a tappeto le strade della città”, ha raccontato ad Associated Press dal sindaco Vadym Boychenko, secondo cui il bilancio delle vittime potrebbe essere di oltre 20mila.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky qualche ora prima l’aveva detto: “Mariupol è distrutta. Ci sono decine di migliaia di morti, ma anche così i russi non fermano l’offensiva. Vogliono fare di Mariupol una città evanescente”, aveva dichiarato parlando al Parlamento sudcoreano. Il leader separatista filorusso dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, ha annunciato di avere preso il controllo del porto di Mariupol, ma il vicesindaco Serhiy Orlov assicura alla Bbc che “la battaglia per Mariupol continua”.
Decine di migliaia di soldati russi vengono ammassati per la prossima offensiva, ha assicurato ancora Zelensky. E secondo i dati forniti dalla commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, “sono 33mila i cittadini che è confermato siano stati portati via da Mariupol con la forza in Russia e nelle zone temporaneamente occupate di Donestk”.
Intanto l’Alto commissariato Onu per i diritti umani (Ohchr) ha riferito i dati aggiornati relativi alle vittime: sono 1.842 i civili rimasti uccisi in Ucraina dall’inizio del conflitto, fra cui 148 bambini e ragazzi, e 2.493 le persone ferite, ma l’Onu “ritiene che i dati reali siano considerevolmente più alti”.(LaPresse)