Ucraina: Arci e Arcs in Polonia per accoglienza, servono beni ma anche scuola e lavoro

Ai profughi in arrivo dall'Ucraina "servono beni di prima necessità", ma serve anche uno sguardo che vada oltre l'immediato futuro e si concentri "su sanità, mezzi di sostentamento per gli adulti, scuola per i bambini"

ROMA – Ai profughi in arrivo dall’Ucraina “servono beni di prima necessità”, ma serve anche uno sguardo che vada oltre l’immediato futuro e si concentri “su sanità, mezzi di sostentamento per gli adulti, scuola per i bambini”. Lo raccontano, contattate da LaPresse, Gaia e Raffaella, di Arci e Arcs, in missione da mercoledì in Polonia, tra Varsavia e Lublin, al confine con l’Ucraina, per incontrare alcune ong locali e capire di cosa c’è più bisogno per aiutare chi fugge dalla guerra. Insieme alla missione, che si concluderà lunedì, le due associazioni hanno lanciato la campagna di raccolta fondi ‘In fuga dall’Ucraina’.

“Negli incontri avuti in questi giorni con alcune organizzazioni e attivisti che operano a Varsavia è emersa da un lato la grande mobilitazione della società civile e dei cittadini polacchi nel supporto alla popolazione ucraina, dall’altro la necessità di mettere in piedi meccanismi di coordinamento che garantiscano una maggiore omogeneità degli interventi – spiegano Gaia e Raffaella – . I bisogni più evidenti al momento, nel sistema di accoglienza, sono quelli legati alla fornitura di beni di prima necessità per i rifugiati (soprattutto cibo e prodotti per bambini), disponibilità di alloggi, trasporto all’interno del paese e verso paesi terzi. Inoltre, molti punti di informazione e centri di accoglienza necessitano di personale e volontari in grado di fornire supporto e assistenza legale ai rifugiati”.

Nelle prime tre settimane dall’inizio del conflitto, oltre 2 milioni di ucraini sono arrivati in Polonia: la missione di Arci e Arcs ha il duplice obiettivo di identificare le organizzazioni locali attive nell’accoglienza dei profughi ucraini a cui destinare i fondi della campagna ‘In fuga dall’Ucraina’ e verificare le condizioni per predisporre viaggi in sicurezza per le persone più vulnerabili che dal confine vogliono raggiungere l’Italia.

“Dopo le prime settimane di mobilitazione spontanea ed emozionale, in Polonia è adesso necessario pensare a delle risposte orientate al futuro – concludono Gaia e Raffaella – In molti, infatti, ci raccontano le difficoltà che i bambini già affrontano nell’accedere al sistema scolastico polacco, ormai colmo, e la mancanza di opportunità di sostentamento per le donne che si ritrovano sole e con il peso della famiglia da sostenere”.

 (Alessandra Lemme/LaPresse)

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