ROMA – La decisione è “difficile” e “inedita”. Mario Draghi ne condivide la “gravità” del momento con tutti i ministri e ottiene piena coesione da tutti i componenti del Governo. L’Italia, fino al 31 dicembre 2022 e “previa risoluzione delle Camere”, fornirà “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” alle autorità governative dell’Ucraina, in deroga alla legge 185/1990 (e art 310 e 311 del dlgs n 66 2010).
È la prima volta che succede nella storia della Repubblica e per questo il premier vuole che l’ok arrivi da tutto il Parlamento. In questo senso vanno i colloqui che l’ex numero uno della Bce ha con Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Il leader della Lega, che prima aveva sollevato un distinguo rispetto al possibile invio di armi ‘letali’ a Kiev si riallinea. “Il governo italiano ha il pieno sostegno della Lega qualunque sia la decisione che porterà in Europa”, scandisce da Assisi, pur ribadendo che “non bisogna rispondere alla guerra con un’altra guerra, altrimenti poi rischia di essere difficile fermarla”.
Anche diverse anime pentastellate scalpitano, ma il leader M5S assicura a Draghi il “pieno sostegno all’adozione da parte dell’Italia, nel quadro dell’Unione europea, di iniziative che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione”. Domani, prima il Senato e poi la Camera, voteranno una risoluzione che – almeno negli auspici del giorno prima – sarà unitaria, firmata sia dai partiti di maggioranza sia da quelli di opposizione. Sarà un decreto del ministero della Difesa a fornire l’elenco dettagliato delle forniture da inviare a Kiev.
Il testo Lorenzo Guerini lo ha pronto da un po’, ma verrà firmato “un minuto dopo” l’ok delle risoluzioni in Parlamento che dovrebbero dare il via libera alla fornitura di equipaggiamenti militari per la difesa alle forze armate ucraine. Si tratta di missili terra-aria Stinger, missili Spike contro carri ed elicotteri, mitragliatrici, mortai e munizioni, oltre a elmetti e giubbotti antiproiettile, per un valore di circa 40-50 milioni di euro.
La controffensiva è condivisa
Draghi, partecipa nel pomeriggio a un call organizzata dagli Usa con i rappresentanti di G7, Ue e Nato. I leader ribadiscono “la più ferma condanna per la brutale e ingiustificata aggressione” nei confronti dell’Ucraina e affermano ancora una volta “l’importanza della coesione e dell’unità di intenti sin qui dimostrata”, con l’intento di mantenere “il più stretto coordinamento” sugli sviluppi della crisi e le misure da intraprendere.
Una cena all’Eliseo tra Macron, Scholz e von der Leyen – alla quale anche Draghi avrebbe dovuto partecipare in videoconferenza, ma che salta per problemi tecnici – serve a mostrare a Putin che l’Europa è in riunione permanente e in costante contatto con il presidente ucraino Zelensky.
Intanto Roma si occupa anche dell’emergenza energetica conseguente alle sanzioni. Il decreto approvato dal Cdm autorizza, anche a scopo preventivo, di anticipare l’adozione di misure per l’aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza. Una eventualità – sottolineano da palazzo Chigi – che al momento non corrisponde a quella in cui si trova il nostro Paese.
Via libera anche, se fosse necessario, alla riduzione del consumo di gas delle centrali elettriche oggi attive, attraverso la massimizzazione della produzione da altre fonti – come il carbone – e fermo restando il contributo delle energie rinnovabili. Il M5S assicura anche in questo caso “pieno sostegno” all’azione dell’esecutivo per contrastare l’emergenza, ma i distinguo non mancano: “Non dobbiamo guardare al passato, alle centrali a carbone e ai rigassificatori, ma guardare al futuro”, sottolinea Conte.
Pronto anche un piano rifugiati. Il Governo prolunga lo stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale, stanzia 10 milioni di euro e semplifica le procedure di accoglienza.(LaPresse)