ROMA – “Come finirà questa storia? Probabilmente con la mia testa tagliata e io fatto a pezzi”. Antonio Capuano non sembra avere troppi dubbi. L’ex parlamentare di Forza Italia, ora consulente per la politica estera di Matteo Salvini, d’altronde è finito nell’occhio del ciclone assieme al segretario della Lega per il viaggio in Russia. “È evidente che c’è un attacco nei miei confronti, è palese, e mi dispiace”, confessa a LaPresse nel giorno in cui il Copasir ha annunciato di aver avviato “le usuali procedure informative previste” in merito all’attività che sarebbe stata svolta dall’avvocato di Frattaminore “nei confronti di alcune rappresentanze diplomatiche presenti nel nostro Paese su temi inerenti la sicurezza nazionale”. La notizia però non scompone più di tanto Capuano. “Io fra un nanosecondo sono pronto ad andare, anche perché questi non conoscono la verità – spiega –. Non ho problemi, anzi. Non c’è niente di segreto, sono pronto a riferire al senatore Urso”.
Per Capuano, che sottolinea di avere con il leader del Carroccio un rapporto “a titolo gratuito” che ha portato i due “a lavorare su diversi dossier”, non c’è nulla da nascondere nemmeno sulla visita all’ambasciata russa in Italia dei primi di marzo: “Salvini si è incontrato con l’ambasciatore, sì. Mi permetto di far osservare però che il senatore lo aveva detto, basta cercare tra le vecchie interviste. Non c’è nulla di segreto, anche perché come si fa a lavorare su un incontro sennò?”. Insomma, normali interlocuzioni che nelle settimane successive hanno portato Salvini ad annunciare l’imminente trasferta a Mosca, poi saltata per il coro di critiche piovute da tutte le parti. Persino il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, si è esposto rimarcando il fatto che bisogna muoversi di concerto con il governo. “Servirebbe una risposta politica che io non posso dare. Io rispetto il ministro – assicura Capuano –, ma nessuno prevedeva di non coordinarsi” con Palazzo Chigi. “Tecnicamente nessuno ha mai previsto una cosa del genere – aggiunge –. Però nemmeno si può vincolare il mandato parlamentare di un senatore dicendo a priori ‘questo non lo devi fare’. Certo che vanno informati tutti, ed era previsto. E se il presidente Draghi avesse detto no, non si partiva. Chi ha detto che Salvini sarebbe partito lo stesso? Assolutamente no. Il viaggio era stato organizzato? È irrilevante, uno fa un programma, per fare un viaggio poi si devono compiere una serie di passaggi”.
Di fatto, la missione a Mosca è stata messa in stand-by, né confermata né cancellata. “Bisogna prima fare chiarezza su questa situazione. È un tema serio che va affrontato perché sta degenerando”, evidenzia ancora il legale campano, che difende comunque l’operato di Salvini: “Conosco la bontà del senatore, è una persona squisita, di alto profilo, che si è battuto sapendo di andare incontro a tutte queste polemiche pur di fare qualcosa sul progetto di pace. Io lo so e quindi sono pronto ad assumermi ogni responsabilità, se devo mettere la mia testa sulla ghigliottina sono pronto”. “La responsabilità però deve essere oggettiva – conclude Capuano –. Non si può dire ‘non lo devi fare’ e basta, perché se lo fa qualcun altro va bene, e se lo fa Salvini non va bene. Qualcuno mi deve dire che i punti su cui si è lavorato non vanno bene. Parlare di sede neutrale perché non va bene? Poi deve diventare istituzionale? Certo. Salvini è andato addosso a Putin, gli ha detto ‘ti devi fermare’, e glielo sarebbe andato a dire di persona. L’obiettivo della missione era ottenere il cessate il fuoco. Sarebbe andato solo col via libera del governo. Il piano prevedeva di informare tutto il suo partito e il premier”.
Da come è andata, però, è evidente che più di qualcosa non ha funzionato. Con Salvini adesso attaccato da più parti e in silenzio da qualche giorno. “Mi dispiace che tutti si sono scagliati contro di lui, ha fatto un’azione molto meritevole. Non secondo Letta? Forse perché non conosce i fatti – afferma ancora Capuano –. Io comprendo pure chi gli dà addosso, indotto in errore perché non conosce i fatti. La domanda è: se uno si impegna in un tentativo di pace, va fermato o no? È di intralcio o no? Secondo me non è di intralcio. Quali sarebbero i problemi diplomatici? Non ci sono negoziati in corso, dove stanno, chi li vede? Tutti possono parlare con Putin, Macron sì, Scholtz sì, Erdogan sì, Draghi sì e Salvini no? Essere un leader di partito è una pregiudiziale? Mica Salvini avoca a sé i poteri del premier”.
di Ronny Gasbarri