Duro colpo sul campo per Vladimir Putin in Ucraina. All’indomani dell’annuncio dell’annessione alla Russia di quattro regioni ucraine, Mosca è stata costretta a ritirare le sue truppe dalla città orientale di Lyman, che si trova proprio in una delle regioni formalmente annesse dal Cremlino, cioè quella di Donetsk. Il ritiro giunge dopo che i soldati russi erano stati accerchiati dalle forze ucraine.
Per la controffensiva dell’Ucraina si tratta dell’ultima di una serie di vittorie che hanno umiliato e adirato il Cremlino e apre la strada a Kiev per potersi addentrare ulteriormente tanto nel Donetsk quanto nel Luhansk, anche questo illegalmente rivendicato da Mosca come suo. Lyman, importante hub di trasporti, era un sito strategico per i russi per motivi sia di comunicazioni che di logistica: si trova nella regione orientale di Donetsk e circa 160 chilometri a sud-est di Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, nonché vicino alla frontiera con il Luhansk.
Secondo la versione del ministero della Difesa di Mosca, nella battaglia di Lyman i russi hanno inflitto danni alle forze ucraine ma erano inferiori numericamente. Il capo dello staff di Volodymyr Zelensky, intanto, ha pubblicato un video che mostra la bandiera ucraine che sventola alla periferia della città. Il ritiro russo ha scatenato le critiche del leader ceceno Ramzan Kadyrov: “Secondo la mia opinione personale, dovrebbero essere adottate misure più drastiche, fino alla dichiarazione della legge marziale nelle zone di confine e all’uso di armi nucleari a basso potenziale”, ha affermato su Telegram.
Dichiarazioni che si inseriscono in un contesto in cui Putin, alle prese con progressi di Kiev sul campo, questa settimana ha aumentato le minacce dell’uso della forza nucleare e ha intensificato l’uso della retorica anti-Occidente. Le autorità ucraine hanno accusato la Russia di avere bombardato oggi un secondo convoglio umanitario di civili in fuga, stavolta nella regione di Kharkiv, uccidendo 24 civili fra cui 13 bambini e una donna incinta.
I fatti sono avvenuti nel distretto di Kupiansk: i russi “hanno sparato contro i civili quasi a bruciapelo”, ha detto il governatore della regione di Kharkiv, Oleh Syniehubov, parlando di “crudeltà che non può essere giustificata”. I servizi di sicurezza dell’Ucraina, la forza di polizia segreta nota con l’acronimo Sbu, hanno pubblicato fotografie del convoglio attaccato. Almeno un camion sembra essere stato fatto saltare in aria e si vedono cadaveri bruciati sul pianale. Nelle foto si vedono corpi che giacciono sul ciglio della strada o ancora all’interno dei veicoli, che sembravano bucherellati da fori di proiettile.
Il tutto nel giorno in cui Kiev ha denunciato l’arresto da parte dei russi del direttore della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, Ihor Murashov. Energoatom ha riferito che le forze russe lo hanno bloccato intorno alle 16 locali di venerdì, alcune ore dopo la dichiarazione di annessione di Putin di quattro regioni occupate compresa Zaporizhzhia. L’Aiea ha fatto sapere di avere chiesto chiarimenti a Mosca.
Intanto dalla Danimarca è giunta la notizia che si è fermata la fuoriuscita di metano dal gasdotto Nord Stream 2; l’Agenzia danese per l’energia riferisce che nel gasdotto c’è ora una pressione stabile. Inoltre secondo quanto riporta il Guardian, che cita esperti in materia, a mettere gli esplosivi che avrebbero provocato i danni al gasdotto Nord Stream potrebbero essere stati dei robot usati per la manutenzione.
Mentre dalla Finlandia arriva la notizia che “qualche preoccupazione è suscitata” dal fatto che il bacino di Bornholm, zona in cui si trovano le falle, “è la più importante discarica di armi chimiche nel Mar Baltico” e che su questo si sta indagando. Tuttavia, sottolinea l’Istituto finlandese per l’ambiente (Syke), che opera sotto il ministero dell’Ambiente della Finlandia, “le discariche attualmente note si trovano a diversi chilometri di distanza dai siti di esplosione, quindi si presume che l’impatto delle esplosioni e delle perdite sulle armi chimiche sia limitato”.(LaPresse/AP)