ROMA – Fumata nera ai colloqui diplomatici in Turchia tra Russia e Ucraina. L’incontro ad Antalya tra i ministri degli Esteri Sergey Lavrov e Dmytro Kuleba non ha portato a un accordo sul cessate il fuoco. Le bombe sono continuate a cadere sul territorio ucraino, in particolare nella città portuale di Mariupol, dove, secondo le autorità locali, sono stati raccolti oltre 1.200 cadaveri per le strade. La paura è che ora il presidente russo Vladimir Putin inasprisca l’offensiva usando armi chimiche. L’allarme è stato lanciato dalla Casa Bianca e ventilato anche dal premier britannico Boris Johnson.
“Abbiamo parlato di un cessate il fuoco di 24 ore per risolvere le questioni umanitarie ma non abbiamo fatto progressi su questo”, ha detto Kuleba in conferenza stampa ad Antalya, sottolineando di aver fatto del suo meglio per trovare una soluzione diplomatica. Durante il colloquio con Lavrov si è parlato anche di un possibile vertice tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e Putin il quale, ha detto Lavrov, non ha rifiutato un incontro con il suo omologo.
Il capo della diplomazia russa ha messo in chiaro che Mosca vuole la neutralità di Kiev. Riguardo al bombardamento dell’ospedale pediatrico a Mariupol, Lavrov ha invece affermato che la struttura era diventata una base del battaglione Azov, composto da militanti dell’estrema destra. Quanto avvenuto all’ospedale di Mairupol è una “provocazione completamente messa in scena” da Kiev e mira a mantenere “l’entusiasmo anti-russo tra il pubblico occidentale”, gli ha fatto eco il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov.
Già alla vigilia dell’incontro tra Kuleba e Lavrov, il ministro degli Esteri ucraino aveva espresso la mancanza di “grandi aspettative”. Per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan il colloquio è stata comunque una “vittoria diplomatica”. Il leader, che ha avuto in serata un colloquio telefonico con il presidente Usa Joe Biden, ha ribadito il ruolo di mediazione che può svolgere la Turchia nella crisi e ha chiesto all’omologo il ritiro delle sanzioni introdotte da Washington contro Ankara per aver acquistato il sistema missilistico russo S-400.
Continua intanto a stringersi la morsa delle sanzioni attorno alla Russia. Il Regno Unito ha imposto misure, tra le quali figurano divieti di viaggio e congelamento dei beni, a sette oligarchi russi, tra cui Roman Abramovich, il miliardario ex patron del Chelsea. Putin ha ammesso che le sanzioni adottate contro Mosca stanno creando problemi ma, in una riunione di governo, ha promesso che il Paese li supererà.
Il capo di Stato ha inoltre ventilato azioni decise contro le aziende straniere che hanno deciso di lasciare il Paese e ha avvertito l’Occidente di una possibile impennata dei prezzi sui generi alimentari qualora la pressione economica su Mosca dovesse continuare. Secondo quanto riporta Politico, a tentare la mediazione in queste ore sarebbe anche l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, arrivato a Mosca proprio per incontrare Putin.
Il leader è stato oggetto di feroci critiche in patria e all’estero per essersi rifiutato di recidere i suoi stretti legami con Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Intanto continuano ad aumentare le vittime del conflitto, arrivato al quindicesimo giorno. Kiev ha denunciato bombardamenti russi sui corridoi umanitari. Secondo Lyudmila Denisova, commissaria per i diritti umani della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, dall’inizio dell’attacco sarebbero morti 71 bambini e oltre 100 sarebbero rimasti feriti.
“Mi si spezza il cuore a vedere ciò che gli occupanti hanno fatto alle nostre città, al nostro Stato. E a ciò che vogliono fare alla nostra gente. Le truppe russe hanno creato una catastrofe umanitaria in Ucraina”, “sono mostri”, ha detto Zelensky in un videomessaggio indirizzato alla nazione nel quale ha ringraziato i militari per aver impedito che gli ucraini diventassero “schiavi”. “E non lo diventeremo mai – ha aggiunto -. Perché questo è il nostro spirito, questo è il nostro destino”. (LaPresse)