ROMA – “In nome di Dio vi chiedo: fermate questo massacro”. Alla finestra per l’Angelus, papa Francesco fa risuonare ancora il suo appello per la fine del conflitto in Ucraina, invitando i 25mila fedeli presenti in un’assolata piazza San Pietro a pregare in silenzio “per chi soffre e perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace”. E allo stesso modo chiede a tutte le comunità diocesane e religiose “di aumentare i momenti di preghiera per la pace”. Perché, dice Bergoglio, “Dio è Dio nella Pace, non è Dio nella guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome”.
Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi “non ci sono ragioni strategiche che tengano”, è il giudizio del Pontefice che ricorda come questa settimana la città che porta il nome di Maria, Mariupol, “è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina”. Bisogna “cessare l’inaccettabile aggressione armata prima che riduca le città a cimiteri”, continua, “con dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune che implora la fine della guerra. In nome di Dio si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi. Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri”. Non manca l’esortazione “all’accoglienza di tanti rifugiati in cui è presente Cristo e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata”. Dall’inizio del conflitto il Papa ha più volte lanciato accorati appelli per lo stop immediato alle ostilità, esponendosi in prima persona con la visita all’ambasciata russa presso la santa Sede per esprimere preoccupazione per l’evolversi della situazione. Il 2 marzo, mercoledì delle ceneri, aveva invitato tutti i credenti a una giornata di preghiera e digiuno. Gli inviti a cessare il fuoco si sono ripetute nelle udienze, nei tweet, all’Angelus – due settimane fa aveva anche citato la Costituzione che recita ‘L’Italia ripudia la guerra – offrendo la disponibilità della Santa Sede per la mediazione, fino all’accorato appello di stamattina. Anche il Cardinale di Stato Pietro Parolin, in un’intervista ai media vaticani ha chiesto di fermare lo scempio della guerra che “è una pazzia”, osservando che “non siamo stati capaci di costruire, dopo la caduta del Muro di Berlino, un nuovo sistema di convivenza fra le Nazioni, che andasse al di là delle alleanze militari o delle convenienze economiche” ma “non è mai troppo tardi per tornare sui propri passi e per trovare un accordo”.
Di Antonella Scutiero