Ucraina, il Papa chiede ancora negoziato e spinge per i corridoi: “Ho cuore straziato”

Fermare la strage, tentare il negoziato, accelerare sui corridoi umanitari.

Foto Remo Casilli / Pool via AP in foto Papa Francesco

CITTA’ DEL VATICANO – Fermare la strage, tentare il negoziato, accelerare sui corridoi umanitari. E’ la linea di Papa Francesco, che Oltretevere continua a mantenere i contatti sia con la Russia che con l’Ucraina.

Dopo aver parlato con l’ambasciatore di Mosca in Vaticano, Alexander Avdeev, ieri in tarda serata sente anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyi. Da due giorni il Papa usa il suo account Twitter per diffondere appelli in russo e in ucraino. Anche l’arcivescovo cattolico di Mosca, mons. Paolo Pezzi, avanza l’ipotesi che il Vaticano o lo stesso Pontefice possa essere “un valido punto di mediazione ad alto livello”.

“Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza, perché chi ama la pace”, ricorda Francesco dopo l’Angelus citando la Costituzione italiana, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

“Chi fa la guerra dimentica l’umanità”, tuona il Papa argentino, che spiega: chi attacca “non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto gli interessi di parte del potere, si affida alla logica diabolica e perversa delle armi”. In ogni conflitto, osserva, la vera vittima è “la gente comune, che paga sulla propria pelle le follie della guerra”. Pensa agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i bambini: “Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari, fratelli che vanno accolti”, insiste. “Col cuore straziato” per l’Ucraina, Francesco chiede di non dimenticare gli altri teatri, lo Yemen, la Siria, l’Etiopia. “Ripeto, tacciano le armi”.

Mercoledì delle Ceneri, ci sarà una giornata di preghiera e digiuno per la pace, promossa da Bergoglio: “In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada e non smettiamo di parlare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente”, dice, rinnovando ai fedeli l’invito a partecipare. Sotto la finestra dello studio del Palazzo Apostolico, in Piazza San Pietro, sventolano le bandiere gialle e blu. L’ultimo saluto del Papa, prima di chiudere le tende, è per il gruppo di ucraini, nella loro lingua: “Slava Isusu Christu”, dice, ‘Sia lodato Gesù Cristo’.

di Maria Elena Ribezzo

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