MILANO – L’Ucraina valuta lo spegnimento della centrale nucleare di Zaporizhzhia per ragioni di sicurezza. Ad annunciarlo è stato il principale esperto ucraino di sicurezza nucleare, Oleh Korikov dell’Ispettorato dello Stato per la sicurezza nucleare e delle radiazioni (Snriu), senza precisare come lo spegnimento funzionerebbe. Mentre Vladimir Putin tuona contro l’Occidente, affermando che le sanzioni “rappresentano una minaccia per il mondo intero” e accusando l’Europa di avere ricevuto quasi tutto il grano esportato dopo lo sblocco dei porti, in Ucraina il timore è che i bombardamenti che imperversano nella zona della centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, possano scatenare un disastro delle proporzioni di quello di Chernobyl del 1986. Tanto che l’Aiea ha chiesto di istituire una zona di sicurezza, un’idea per la quale non è ancora giunto un impegno concreto né da parte di Mosca né di Kiev.
Per Kiev è necessario che i russi abbandonino la centrale nucleare, che hanno occupato ma che continua a essere gestita da personale ucraino, e l’operatore nucleare Energoatom ritiene che una delle opzioni potrebbe essere l’invio di un contigente di caschi blu dell’Onu sia a Energodar (cioè la città che ospita l’impianto), sia nella centrale nucleare stessa. In particolare Kiev è preoccupata per le riserve di diesel usate per i generatori di backup di Zaporizhzhia: a causa dei danni provocati dai combattimenti, l’impianto conta sull’elettricità generata a Zaporizhzhia stessa per alimentare i sistemi di sicurezza che mantengono freddi i reattori, ma in caso di un blocco bisognerebbe fare affidamento sui generatori a diesel (cosa già successa una volta il mese scorso), con la necessità di portare nell’impianto quattro camion di diesel al giorno. “Potremmo trovarci nella situazione in cui restiamo senza diesel”, è l’avvertimento di Korikov.
La vice premier, Iryna Vereshchuk, ha invitato gli ucraini che si trovano ancora nei territori occupati vicino all’impianto a lasciare le loro case e spostarsi in zone controllate dall’Ucraina, un appello che giunge mentre i bombardamenti nell’area continuano, accompagnati dal rimpallo di responsabilità fra Mosca e Kiev. Intanto il partito di Putin, Russia Unita, propone la data del 4 novembre, Giornata dell’unità nazionale, per tenere il referendum per l’annessione del Donbass e dei territori occupati in Ucraina, come Kherson. Una data simbolica secondo il segretario del Consiglio generale di Russia Unita, Andrei Turchak, che definisce i territori in questione “liberati”.(LaPresse)