ROMA – La guerra scoppiata in Ucraina corre anche sul web, dove passano informazioni, ma anche cyber-attacchi che rischiano di bloccare i servizi fondamentali di interi Paesi.
Secondo uno studio di Check Point Software Technologies, gli attacchi verso il governo e il settore militare ucraino sono aumentati del 196%, nei soli primi tre giorni di combattimento. Mentre quelli alle organizzazioni russe sono aumentati del 4%. In crescita anche le e-mail di phishing in lingua slavo-orientale che sono aumentate di 7 volte: secondo lo studio un terzo di esse è diretto a persone di nazionalità russa e inviato da indirizzi e-mail ucraini.
Inoltre nella Rete viaggiano le notizie sugli attacchi, le zone colpite e le rotte dei rifugiati in fuga, tanto che è lo stesso ministero della Difesa ucraino a mettere in guardia i blogger: “Fate attenzione quando diffondete informazioni sui bombardamenti in tempo reale – scrive sui social – perché le vostre informazioni potrebbero essere oggetto di interesse dell’artiglieria russa” e aiutarla a “correggere” le strategie.
“L’allerta è massima”, spiega Ivano Gabrielli, direttore della polizia postale, che vede circa 2000 agenti impegnati ogni giorno a difesa della cybersicurezza dell’Italia.
Con la guerra in Ucraina, secondo Gabrielli, “le forme di minaccia ibrida che riguardano eventuali azioni cibernetiche sono una delle carte spendibili, non solo dal governo russo ma anche e soprattutto da chi fiancheggia la posizione russa, come gruppi politici e criminali. Attacchi di questo tipo ne vediamo quotidianamente, ma in questo momento il rischio è molto più alto”.
Dalla relazione annuale dell’intelligence, nel 2021, in Italia, il 69% degli attacchi ha riguardato, la pubblica amministrazione e il timore è che la guerra faccia da movente a nuove aggressioni ben peggiori di quelle registrate lo scorso anno.
“I rischi legati alle conseguenze di un cyberattacco sono altissimi per i cittadini – sostiene Gabrielli – perché una serie di servizi viene erogata dalla pa e dalle infrastrutture principali, come quelle energetiche, dei trasporti, delle telecomunicazioni, attraverso la rete e le piattaforme gestionali”.
L’obiettivo è raggiungere livelli ben più alti di quelli assicurati fino a qualche tempo fa e l’Italia nell’ultimo periodo ha fatto “molti passi in avanti”, conclude l’esperto. Ma c’è ancora molto da fare, perché siamo ancora solo “a metà del guado”.
(Alessandra Lemme/LaPresse)