MILANO – Sembra sull’orlo di cadere la martoriata città di Mariupol, affacciata sul mar d’Azov nel sudest dell’Ucraina, dopo sette settimane di assedio russo. Sarebbe una conquista cruciale per Mosca, dopo aver incassato il fallimento di entrare a Kiev e dopo l’affondamento della sua nave ammiraglia nel mar Nero.
L’esercito russo ha stimato che 2.500 soldati ucraini restino asserragliati nella vasta area dell’acciaieria Azovstal, nell’ultima sacca di resistenza. Mosca aveva fissato un ultimatum a mezzogiorno per la loro resa, dicendo che a chi avesse rinunciato alle armi sarebbe stata risparmiata la vita. La scadenza è passata e il premier Denys Shmyhal ha promesso ad Abc News: “Combatteremo fino alla fine, fino alla vittoria”, “non intendiamo arrenderci”.
La presa di Mariupol consentirebbe alle forze russe di unirsi in un’offensiva a tutto campo, prevista per i prossimi giorni, per il controllo del Donbass, la regione orientale dove il Cremlino ha concentrato i propri obiettivi dopo aver abbandonato – almeno per ora – il tentativo di prendere Kiev. I bombardamenti e i combattimenti continui hanno ridotto in polvere la città e ucciso almeno 21mila persone, secondo la stima di Kiev.
Restano circa 100mila dei 450mila residenti prima della guerra, intrappolati senza acqua, cibo, elettricità. “Chi proseguirà la resistenza sarà distrutto”, ha minacciato il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo. Ha detto anche che, secondo intercettazioni, almeno 400 mercenari stranieri sono nell’acciaieria. Ma nessuna parte dell’Ucraina è al sicuro. Attacchi aerei oggi (domenica) hanno colpito Kiev e altri luoghi, nell’apparente tentativo di indebolire le forze ucraine prima dell’assalto. Dopo aver perso la nave ammiraglia, Mosca aveva annunciato che avrebbe intensificato gli attacchi alla capitale, e oggi ha rivendicato di aver colpito un impianto di munizioni, terzo attacco del genere in altrettanti giorni.
Un radar di difesa aerea è stato distrutto a est, vicino Sievierodonetsk, e depositi di munizioni altrove. Esplosioni sono state registrate a Kramatorsk, luogo della strage alla stazione ferroviaria, mentre a Zolote un missile su edifici residenziali ha ucciso due persone, e a Kharkiv un raid ha ucciso 5 abitanti e distrutto una mensa del progetto umanitario dello chef José Andrés. La Russia ha bombardato Kharkiv 23 volte nelle ultime 24 ore, ha dichiarato il governatore dell’Oblast, Oleh Synehubov.
Intanto, Kiev sottolinea che “la distruzione delle forze ucraine a Mariupol metterà fine a ogni forma di negoziato”, ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, cui ha fatto eco il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Zelensky è anche tornato a chiedere più armi all’Occidente, domandando che arrivino velocemente. E, intervistato da Cnn, ha dichiarato che Kiev non cederà il Donbass per mettere fine alla guerra. Sottolineando che, se i russi “saranno in grado di conquistare il Donbass, non è detto che non torneranno verso Kiev”. Zelensky ha stimato che 2.500-3mila membri dell’esercito ucraino siano morti nella guerra.
Gli sfollati, secondo l’Unhcr, sono ormai oltre 4,8 milioni. Papa Francesco nella benedizione Urbi et Orbi di Pasqua, ha chiesto pace definendola “responsabilità di tutti”, descrivendo una “guerra crudele e insensata” e dicendo di portare “nel cuore” morti, rifugiati, sfollati, anziani e bambini. E il vice capo gabinetto della presidenza di Kiev, Igor Zhovkva, ha annunciato che il questionario per ottenere lo status di Paese candidato all’adesione all’Unione europea è stato completato, dando via al processo che ha previsto porti all’ottenimento dello status al Consiglio europeo di giugno: “Poi i negoziati dovrebbero iniziare subito”.(LaPresse/AP)