ROMA – Nuove esplosioni hanno colpito la Crimea, annessa alla Federazione russa nel 2014. L’Ucraina non ha rivendicato pubblicamente la responsabilità dell’attacco, il secondo avvenuto nella penisola in poco più di una settimana. Mentre Mosca ha parlato di un “atto di sabotaggio”, senza specificare. I residenti della zona hanno affermato che un denso fumo nero si è alzato anche sopra la base aerea russa a Gvardeyskoye. Due persone sono rimaste ferite e più di 3.000 sono state evacuate da due centri.
Se la responsabilità delle forze ucraine fosse confermata, ciò significherebbe una notevole escalation della guerra. Attacchi del genere testimonierebbero poi che le forze di Kiev sono in grado di penetrare in profondità nel territorio occupato dalla Russia, grazie alle armi più sofisticate inviategli dall’Occidente. Parlando dalla decima conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, il presidente russo Vladimir Putin ha duramente criticato l’Occidente.
I paesi occidentali “hanno bisogno di conflitti per mantenere la propria egemonia”, per questo hanno “destinato il popolo ucraino ad essere usato come carne da cannone”, ha tuonato lo zar, che ha poi accusato Washington di voler prolungare la guerra. La situazione resta tesa nell’area intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove si lavora a una missione di esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.
Il presidente ucraino Volodymr Zelensky ha avuto un colloquio sul tema con il presidente francese Emmanuel Macron. L’inquilino dell’Eliseo ha espresso preoccupazione per le azioni delle truppe russe nei pressi della centrale e ha chiesto il loro ritiro. Il ministro della Difesa di Mosca Sergei Shoigu, parlando dell’uso di armi nucleari, ha affermato che il loro uso “non è necessario” per raggiungere gli obiettivi russi in Ucraina.
Giovedì Zelensky vedrà il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Leopoli. Intanto procede l’esportazione di grano e prodotti agricoli dai porti ucraini del Mar Nero, secondo il meccanismo concordato a Istanbul dalle delegazioni di Kiev e Mosca con la mediazione di Ankara e Onu.
In mattinata è salpata la prima nave Onu con i cereali destinati all’Africa mentre in Italia sono arrivate due navi, una con 6mila tonnellate di olio di semi nel porti di Monopoli, in provincia di Bari, e una con 11mila tonnellate di semi di soia al porto di Ravenna. Restano dubbi invece sul destino della prima nave carica di grano ad aver lasciato l’Ucraina, la Razoni.
Immagini satellitari analizzate dall’Associated Press mostrano che questa sarebbe finita in Siria, al porto di Tartus, nonostante Damasco sia una stretta alleata di Mosca. Fatto che dimostra quanto possano essere complicati e torbidi il commercio e il trasporto internazionale dei prodotti agricoli. La Siria ha già ricevuto grano ucraino preso dai territori occupati da Mosca.(LaPresse)