Ucraina, Putin a Mosca parla a stadio in festa: “Attueremo i nostri piani”

La narrazione è quella classica della guerra. Dalla lode "all'eroismo" dei soldati che "spalla a spalla si sostengono a vicenda" all'unità all'interno del Paese "che da tempo non si vedeva".

(Sergei Guneyev/Sputnik Pool Photo via AP)

ROMA – Uno stadio pieno che canta, balla e sventola bandiere e al centro della scena Vladimir Putin. Al ‘Luzhniki’ di Mosca davanti a 90mila persone all’interno e oltre 100mila all’esterno, almeno secondo i media russi, il capo del Cremlino interviene in presenza in occasione dell’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea.

Le sue parole non sono per nulla concilianti. “L’operazione militare speciale è stata lanciata per evitare il genocidio dei russi” nel Donbass, dice a chiare lettere rivendicando le sue scelte. Putin appare sicuro nell’arringare la folla. “Sappiamo cosa deve essere fatto e come farlo. E sicuramente attueremo tutti i piani”, aggiunge lodando la Crimea che “voleva avere un destino comune con la sua patria storica” e ha “sbarrato” la strada “ai neonazisti”.

La narrazione è quella classica della guerra. Dalla lode “all’eroismo” dei soldati che “spalla a spalla si sostengono a vicenda” all’unità all’interno del Paese “che da tempo non si vedeva”. C’è spazio pure per una citazione della Bibbia. “Non c’è amore più grande che donare la propria anima per i propri amici. Questo è un valore universale per tutte le confessioni in Russia e in particolare per il nostro popolo”, argomenta ancora.

Il leader di Mosca insomma, come commenta con LaPresse il presidente del Centro Studi Internazionali Andrea Margelletti, non varia “di una virgola” la sua narrazione rispetto al primo giorno. E soprattutto non concede “il minimo accenno di un’apertura al dialogo”. Secondo l’esperto la sintesi del discorso di Putin è “io sono la Russia”, e su questo sentiero si inserisce la citazione religiosa. “Non a caso uno dei suoi principali alleati è il Patriarca Kirill, e quando ‘Dio lo vuole’ tutto è permesso….”.

Di Andrea Capello

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