TORINO – “Quello che sta accadendo in Ucraina è una tragedia, ma la Russia non aveva scelta”. Vladimir Putin, con accanto il suo più fedele alleato, il suo omologo bielorusso Alexander Lukashenko, ribadisce la narrazione e la linea di Mosca sull'”operazione militare speciale” contro Kiev. Dopo una visita al cosmodromo di Vostochny, ribadisce che andrà avanti “fino al suo completamento”, e “non ci sono dubbi” che gli obiettivi verranno raggiunti, vale a dire “aiutare il popolo del Donbass”.
Non importa che, stando all’Ucraina, “in questo momento i crematori mobili russi stanno bruciando i corpi delle persone a Mariupol. I sopravvissuti stanno morendo di fame”, come afferma il consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak. Secondo Putin, uno scontro tra Mosca e le forze anti-russe in Ucraina “era inevitabile” e una questione di tempo.
È Kiev che “ha spinto i negoziati in un vicolo cieco e fino a quando non ci saranno negoziati accettabili l’operazione andrà avanti”. Mosca rinsalda il legame con Minsk contro la “guerra di sanzioni” con cui l’Occidente ha risposto all’invasione, assicura che le restrizioni “hanno fallito” e che la Russia non si isolerà, “nel caso di un Paese così enorme come la Russia è impossibile. Quindi lavoreremo con i nostri partner che vorranno interagire”. E incassa l’appoggio (scontato) di Lukashenko, che rassicura lo ‘zar’ rimarcando che può contare sui bielorussi: “Sappi che in ogni situazione, qualunque cosa accada, noi ci saremo sempre”.
Lukashenko avrebbe anche consegnato a Putin documenti sulla “provocazione” a Bucha che proverebbero che la strage di civili è un “falso”, come per le accuse al presidente siriano Bashar al-Assad di aver utilizzato armi chimiche. Questo proprio mentre l’Ucraina parla di uso di bombe al fosforo da parte dei russi a Novoyakovlivka e di un attacco a Mariupol con una sostanza velenosa lanciata dai droni che, secondo il battaglione nazionalista Azov, ha provocato problemi respiratori, vertigini e bruciore di stomaco e agli occhi.
Il vice sindaco di Mariupol, Sergei Orlov, ha confermato l’attacco chimico, mentre il portavoce dei separatisti filorussi nell’est dell’Ucraina, Eduard Basurin, lo ha invece negato, dopo aver detto alla tv di Stato russa lunedì che avrebbero usato “truppe chimiche” contro i soldati ucraini rintanati in una fabbrica di acciaio “per farli uscire da lì”.
Usa, Regno Unito e Ue si dicono pronti a rispondere
Zelensky ha chiesto una reazione “molto più dura e veloce”, ha denunciato che i russi lasciano “mine dappertutto” e chiesto di chiudere i rubinetti alla Russia con “scadenze specifiche per ciascun paese dell’Ue per abbandonare efficacemente o almeno limitare in modo significativo il consumo di gas e petrolio russi”.
“Nelle aree occupate dai russi e liberate dell’Ucraina quasi ogni giorno vengono trovate nuove fosse comuni. Migliaia di vittime, centinaia di casi di brutali torture. Si trovano ancora cadaveri nei tombini e negli scantinati. Corpi legati e mutilati, centinaia di orfani, sono stati denunciati centinaia di stupri, tra cui ragazze minorenni e bambini molto piccoli e persino neonati. È spaventoso parlarne ma è vero”, ha attaccato Zelensky parlando al parlamento lituano.
In questa situazione, “i negoziati sono estremamente difficili”, anche se proseguono online con i sottogruppi di lavoro, ha spiegato Podolyak. Nelle prossime 2-3 settimane si intensificheranno gli attacchi nell’est, stando all’intelligence britannica. A Bucha sono stati ritrovati finora i corpi di 403 civili, a Severodonetsk di 400, mentre il centro della Caritas a Mariupol è stato distrutto da un carro armato russo e 7 persone sono rimaste uccise, fra cui 2 membri dello staff Caritas.
Nella regione di Mykolaiv, invece, soldati russi in abiti civili avrebbero finto di essere gente evacuata coi corridoi umanitari che si era persa per attaccare l’esercito ucraino. Secondo la commissaria per i diritti umani Lyudmila Denisova oltre 700mila civili sono stati deportati in Russia. E 100mila rifugiati ucraini sarebbero stati mandati in zone remote, compresa la Siberia e le terre oltre il Circolo polare artico.
L’Ucraina, oltre a fronteggiare la minaccia esterna, cerca anche di difendersi da quella interna e ha creato un ‘registro dei traditori’, che include politici, giudici, avvocati, membri delle forze dell’ordine e rappresentanti dei media; sono già state individuate le prime 100 persone, ma l’elenco è destinato ad allungarsi.(LaPresse)