Ucraina, quasi 7mila profughi in Italia. Hub Roma: “Vaccini? No criticità”

Sono quasi 7mila i cittadini ucraini fuggiti dalla guerra e arrivati in Italia in cerca di rifugio. Roma, Milano, Bologna e Napoli - spiega il Viminale - sono le città principali in cui domandano aiuto e protezione.

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

ROMA – Sono quasi 7mila i cittadini ucraini fuggiti dalla guerra e arrivati in Italia in cerca di rifugio. Roma, Milano, Bologna e Napoli – spiega il Viminale – sono le città principali in cui domandano aiuto e protezione. “Faremo fronte a tutte le necessità che si presenteranno”, ha assicurato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ricordando che l’Italia “è abituata a gestire situazioni anche emergenziali”.

E, difatti, la macchina dell’accoglienza si è subito attivata per metterli in sicurezza. Anche dal punto di vista della salute. Perché, nonostante le bombe, la pandemia non è ancora finita. E, come spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, è importante “offrire vaccinazione a chi arriva” e “non l’ha fatta”, anche per scongiurare un “colpo di coda del Covid”.

Oltre all’accoglienza, quindi, c’è da gestire la questione dei vaccini. L’Ucraina, infatti, è uno dei Paesi in Europa con la più bassa copertura. “Solo il 34,5% ha fatto la doppia dose”, ha spiegato l’assessore alla Salute della Regione Lazio Alessio D’Amato. E in tal senso c’è già un tavolo tra Ministero della Salute, Protezione Civile e Regioni per mandare a regime la macchina dei vaccini e “mettere tutti in sicurezza”. In più, vaccinarsi “permette l’immediato rilascio del codice Stp – una sorta di tessera sanitaria temporanea per stranieri – per accedere ai servizi sanitari”. Ad ogni modo, D’Amato è perentorio: “La vaccinazione contro il Covid va fatta”. Anche se – assicura – “non risulta vi siano molti positivi tra i rifugiati arrivati”. E la possibilità di focolai “al momento non è considerato un rischio ad alto livello”, confermano fonti vicine al ministero della Salute.

L’hub della stazione Termini, nel frattempo, è stato trasformato in un polo di accoglienza sanitaria per i cittadini in fuga. “Siamo pronti ad affrontare la nuova emergenza e si metteranno in atto le misure per la prevenzione come hotel covid, quarantene”, ha assicurato Giancarlo Santone, medico responsabile del Centro salute per migranti forza per la Asl Roma 1, ora anche a capo dell’assistenza per i rifugiati ucraini nell’Hub vaccinale. “Non dobbiamo preoccuparci, ma essere lucidi e presenti. C’è qualcuno non vaccinato, soprattutto gli adolescenti, perché molti non si fidavano di Sputnik. Altri non erano informati”.

La mancanza di informazioni è il problema principale riscontrato anche da Yana Skulevych, mediatrice culturale dell’hub. “Ieri è stato il primo giorno di apertura e si sono presentate una decina di famiglie. Poche? Il problema principale è che non sono in tanti a conoscere la possibilità di vaccinarsi qui. Mancano i punti di riferimento”.

“Tra quelli che si sono presentati – spiega a LaPresse – in molti erano già vaccinati, anche con vaccini riconosciuti dall’Unione europea. Altri sono venuti per registrarsi e ottenere l’Stp. Altri hanno fatto il tampone”. E a chi teme che gli ucraini arrivati in Italia non abbiano intenzione di vaccinarsi, risponde: “Non credo sia opportuno fare allarmismo. Non è vero che non vogliono vaccinarsi. Non è vero che hanno paura. Semplicemente non è in cima alle loro priorità: devono pensare a trovare un alloggio, ai documenti necessari. Non dimentichiamo che scappano da una guerra”.

LaPresse

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