Ucraina: Salvini spera ancora di vedere Lavrov, è scontro con Di Maio

L'obiettivo di raggiungere la pace è ancora in testa ai pensieri di Matteo Salvini, come del resto la strada da percorrere: andare a Mosca e metterci la faccia. Nessun tentennamento del leader della Lega, neanche di fronte al polverone politico e ai diversi silenzi, pesanti come pietre dei governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 14-05-2022 Roma Convention della Lega “E’ l’Italia che vogliamo” Nella foto Matteo Salvini

ROMA – L’obiettivo di raggiungere la pace è ancora in testa ai pensieri di Matteo Salvini, come del resto la strada da percorrere: andare a Mosca e metterci la faccia. Nessun tentennamento del leader della Lega, neanche di fronte al polverone politico e ai diversi silenzi, pesanti come pietre dei governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. Il viaggio nella capitale russa, leggendo tra le righe delle parole di Salvini è tutt’altro che archiviato: “Conto di fare tutto per avvicinare la pace anche, se serve, parlare con Lavrov – spiega – Dovevo incontrarlo. Sarebbe stata un’occasione e spero che sia un’occasione importante. Il cessate il fuoco lo chiedi a chi ha cominciato il conflitto”.

“Dialogare con la Russia chiedendo il cessate il fuoco non è un diritto, è un dovere”, attacca. Difficile che il braccio destro di Vladimir Putin, in pieno conflitto con l’Ucraina, riesca a mettere piede in Italia, tantomeno per un incontro con un leader di partito, benché si siano attivati i numerosi canali già esistenti.

Nessuna conferma arriva da ambienti vicini a Salvini, è evidente però che il Capitano non ha intenzione di mollare: “Non chiedo medaglie o ringraziamenti perché è il mio lavoro ma il diritto di incontrare ambasciatori, ministri, sindaci e governi da capo di un partito che rappresenta milioni di italiani nel nome della pace lo rivendico. A me interessa ottenere il risultato. Che poi lo ottenga da Milano, da Pechino, da Mosca, quella è forma, a me interessa la sostanza”.

E poi l’affondo, per il secondo giorno consecutivo, al titolare della Farnesina: “Se avessimo un ministro degli Esteri operativo e credibile. Non è in tutti i paesi al mondo ritenuto tale, quindi tutti devono fare la loro parte”. Di Maio non si scompone e derubrica le uscite dell’ex alleato a “film già visto”. “Ricordate quando fece cadere il governo Conte I? Iniziò tutto così, criticando i vari ministri del governo fino a staccare la spina. Spero di non rivedere lo stesso film. Chi spiegherà poi agli italiani che, a causa di una crisi estiva immotivata, abbiamo bruciato i 200 miliardi del Pnrr?”, chiede tagliente.

“Saranno le temperature e la voglia di mare”, ironizza un parlamentare della maggioranza, tuttavia lo spettro di un Papeete 2, tra i distinguo di Giuseppe Conte sulle armi e le sortite di Salvini, sembra aleggiare ancora più forte sul governo Draghi. E proprio sulla rotta dell’esecutivo oggi è arrivato il sostegno, implicito del Colle. In occasione della Festa del 2 giugno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato gli sforzi che l’Italia sta compiendo a difesa di un Paese aggredito e per creare condizioni di dialogo. Una strategia per arrivare alla pace “sulla base dei mandati affidati da Governo e Parlamento” che “concorrono a questo compito”, la sottolineatura. E poi la bacchettata: “La pace non si impone da sola ma è frutto della volontà e dell’impegno concreto degli uomini e degli Stati” un concetto complesso che si basa “sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle crisi tra Nazioni”. A buon intenditore poche e semplici parole.

  (Donatella Di Nitto/LaPresse)

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