Una missione di addestramento dei soldati ucraini e una nuova tranche di aiuti militari a Kiev. Sono le prossime due mosse dell’Unione europea che riceveranno l’ok dei ministri degli Esteri già lunedì. L’Ue accelera e vuole avviare la missione già a metà novembre e andrà avanti per tutto l’inverno: 15mila soldati ucraini saranno formati sul suolo europeo – un potenziale candidato potrebbe essere la Polonia – e impareranno a usare in modo più efficace le armi della Nato, nonché ad acquisire nuove competenze strategiche.
Ci sarà una formazione collettiva a circa 12.000 ucraini e una formazione specializzata ad altri 2.800 militari, spiega un funzionario europeo. La missione “si basa su una richiesta formale degli ucraini di fornire una formazione specializzata e collettiva e questa missione di assistenza militare dell’Ue è la nostra risposta a questa richiesta”. Al contempo, il Consiglio Ue Affari esteri darà luce verde alla sesta tranche da 500 milioni per l’invio di armi e materiale militare all’Ucraina, portando lo stanziamento per Kiev dal Fondo europeo per la pace a 3,1 miliardi.
Oltre alla contingenza, gli Stati membri dovranno iniziare a pensare a come rifinanziare lo European Peace Facility, lo strumento che permette di rimborsare le consegne di armi effettuate dai singoli paesi. Gli stanziamenti per Kiev hanno infatti già superato i due terzi dell’interno fondo, che aveva una dotazione di 5,7 miliardi per l’intero settennato 2020-2027 da destinare a tutte le missioni o aree di intervento nel mondo. Lunedì i capi delle diplomazie europee avranno l’occasione di interrogarsi su tutti questi aspetti, sia alla luce dell’escalation russa, sia dando per assodato che il conflitto durerà ancora a lungo.
La politica estera di Bruxelles, monopolizzata negli ultimi otto mesi dal conflitto ucraino, ricomincia però anche a occuparsi del resto del mondo. Sul tavolo dei ministri degli Esteri riuniti a Lussemburgo ci sarà anche la situazione delle proteste in Iran in seguito alla morte di Mahsa Amini e della repressione delle autorità iraniane. L’Ue, che già ha chiesto a Teheran un’indagine indipendente per individuare i responsabili delle violenze, nonché il rilascio delle persone detenute e l’accesso libero a Internet, sta valutando l’ipotesi di imporre sanzioni.
Occhi puntati anche su quello che accadrà a Pechino la prossima settimana, con il congresso del Partito comunista cinese che va verso la riconferma del presidente Xi Jinping per un terzo mandato. Non si vuole stravolgere la dottrina Ue del 2019, di collaborazione con la Cina su temi di comune interesse come il commercio e la transizione verde e digitale, e di condanna sullo stato di diritto e i diritti fondamentali, ma si vuole aprire una riflessione alla luce della nuova narrativa cinese sul conflitto ucraino e i rapporti con la Russia. La Cina è un attore globale sempre più importante, per l’Ue è “un rivale sistemico” a cui la storia sta affidando un ruolo sempre più importante. Ora bisogna trovare il modo, sottolinea un alto funzionario Ue, di costruire “una competizione pulita e decente”.(LaPresse)