ROMA – La giornata che ha visto l’intervento a Montecitorio del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per il Movimento 5 Stelle si chiude con la probabile espulsione del senatore Vito Petrocelli. Il presidente della commissione Esteri del Senato, in polemica con la politica della maggioranza sul conflitto in Ucraina, annuncia che “non voterà più la fiducia al Governo”. E per il leader M5S, Giuseppe Conte, è “fuori dal Movimento”. E dire che lo stesso Conte prova a tranquillizzare gli animi già dalla mattinata, quando filtrano i contenuti del Consiglio nazionale M5S, tenutosi ieri sera, in cui l’ex premier annuncia ai vertici la posizione contraria all’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil, previsto da un ordine del giorno al Dl Ucraina approvato alla Camera.
Conte conferma così le perplessità espresse nei giorni scorsi, quando aveva parlato di “un brutto messaggio per i cittadini”. Secondo il leader M5S bisogna invece concentrarsi su altre emergenze, come l’aumento del costo dei carburanti e delle bollette energetiche, giudicate molto più sentite dalla popolazione. Non è sufficiente secondo il senatore pentastellato Vito Petrocelli che, terminata la seduta con Zelensky in aula, su twitter non usa mezzi termini: “Fuori da questo governo interventista, che vuole fare dell’Italia un Paese co-belligerante”.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, si appresta a derubricarle a “considerazioni personali”, con cui “lui esprime le proprie riflessioni”, mentre “non c’è dubbio sulla posizione del nostro Paese: una condanna dell’aggressione russa e di una ricerca in tutti i modi di una soluzione di pace”, secondo “la posizione indicata da Conte”. Ma le altre forze politiche, soprattutto di maggioranza, invocano le dimissioni di Petrocelli.
“I vertici del M5S si dissocino dalle gravissime parole”, perché “non possiamo tollerare oltre le prese di posizioni di esponenti filo Putin. Italia Viva torna a chiedere le dimissioni immediate di Petrocelli dalla commissione Esteri del Senato”, dichiara la vicepresidente dei senatori di Italia Viva Laura Garavini. Seguita, tra gli altri, dal senatore del Pd, Andrea Marcucci, secondo il quale “la posizione di Petrocelli non è più sostenibile. Il M5S deve assumere una decisione”.
Per tutto il giorno dai vertici del Movimento non arrivano segnali che vanno nella direzione di un’espulsione del senatore e una fonte parlamentare si chiede anche “chi dovrebbe prendere una tale decisione, visto che gli organi del partito sono ‘congelati'”. Ma diversi colleghi fanno filtrare l’irritazione nei confronti della posizione di Petrocelli, che tuttavia non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Anzi, al termine della seduta delle commissioni Esteri e Difesa, convocate per esaminare il dl Ucraina, rilancia: “Non intendo lasciare la presidenza della commissione” e “non voterò più la fiducia al Governo, su nessun provvedimento”.
Questo perché “l’atteggiamento del Governo sulla guerra è la goccia che fa traboccare il vaso” e “ormai considero le politiche del Governo Draghi su esteri e difesa molto lontane dal programma del Movimento 5 Stelle”. Quindi “non ci vado proprio più a votare la fiducia”, precisa il senatore pentastellato annunciando l’assenza in aula anche per il voto sul Dl Ucraina, a cui si dice comunque “contrario”. Il ‘no’ alla fiducia mette di fatto Petrocelli fuori dalla maggioranza ed è valido motivo di espulsione dal gruppo dei cinque stelle.
Ma se ci sarà “una mia espulsione, senza un dibattito sui temi, vedano loro quali saranno le conseguenze in termini di opinione pubblica”. Parole che hanno il sapore di una sfida lanciata al leader Giuseppe Conte, la cui risposta arriva in serata: “Se Petrocelli dichiara oggi, a dispetto del ruolo che finora ha avuto, che non appoggerà più questo governo – dice durante la puntata di Porta a Porta – evidentemente si pone fuori dal Movimento 5 Stelle per scelta personale”.