Ucraina: Zelensky tiene la scena. Sceneggiatore Bologna: “Ora è un grande attore”

Tra le armi della guerra in atto in Ucraina, la strategia comunicativa è certamente una delle più importanti.

Guerra Russia-Ucraina in foto Volodymyr Zelensky (Ukrainian Presidential Press Office via AP)

MILANO – Tra le armi della guerra in atto in Ucraina, la strategia comunicativa è certamente una delle più importanti. A un Vladimir Putin che fa discorsi alla nazione altisonanti e autoreferenziali, si contrappone il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che tiene la scena internazionale con piglio deciso, mostrandosi nei parlamenti di tutto il mondo in collegamento con la sua tenuta militare e lo sguardo dritto negli occhi dei suoi interlocutori, attraverso le telecamere. Qualcosa che a lui viene naturale, essendo stato attore, soprattutto comico, prima di diventare presidente. La sua strategia è studiata quasi come fosse una sceneggiatura, e Filippo Bologna, sceneggiatore di ‘Perfetti sconosciuti’ e di tanti altri film, oltre che per Paolo Genovese, anche per Giovanni Veronesi, Leonardo Pieraccioni e altri, spiega a LaPresse: “Dopo l’11 Settembre c’è stato un epocale cambio di paradigma comunicativo: prima guardavamo un film dicendo ‘sembra vero’, ora assistiamo agli eventi reali dicendo ‘sembra un film’. Nel caso di Zelensky, si potrebbe dire addirittura ‘sembra una serie’. Una serie di cui sono incerte le stagioni successive e che ha virato rapidamente di tono, da ‘comedy’ a ‘drama’”.

Una serie tv è proprio quella che ha dato grande notorietà internazionale a Zelensky, ‘Servant of the people’, che è stata acquisita in questi giorni da La7 per trasmetterla in Italia, e che vede l’attuale presidente dell’Ucraina, che all’epoca era uno dei più influenti attori comici e satirici del suo Paese, interpretare un comune cittadino, insegnante di storia del liceo, che viene inaspettatamente eletto presidente in seguito alla diffusione e al successo virale di un suo video che denuncia la corruzione nel Paese. Una trama profetica, che nella realtà sì sarebbe avverata di lì a poco con l’elezione, il 20 maggio del 2019.

“Un’antica formula – sottolinea Bologna – dice che la comicità è tragedia più tempo. Ma è vero anche il contrario: qualsiasi sketch reiterato all’infinito diventa una tragedia. Un paradossale cortocircuito mediatico ha determinato la trasformazione di Zelensky da comico in presidente. E una volta avuto il ruolo si è ‘calato nella parte'”. Ora Zelensky sfrutta la sua abilità migliore, quella attoriale, come carta in più per fronteggiare l’invasione russa. “I suoi cambi d’abito da presidente servitore del popolo in giacca e cravatta a presidente guerriero in mimetica – spiega lo sceneggiatore – sembrano seguire l’arco di trasformazione del personaggio che ogni sceneggiatore conosce assai bene. I suoi interventi nei parlamenti di tutto il mondo sono ormai diventati un vero e proprio format. I suoi discorsi dei monologhi scritti ad arte per un attore che sta dimostrando una sorprendente tenuta della scena, politica e militare”.

“I russi – conclude Bologna – pensavano di avere a che fare con un cabarettista che avrebbe abbandonato il palcoscenico non appena il pubblico avesse iniziato a fischiare il numero. Invece non solo il pubblico non ha fischiato, ma ha iniziato ad applaudire. E il cabarettista è diventato un grande attore”.

di Claudio Maddaloni

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