Ue: dopo unità Kiev Draghi prepara Consiglio, candidatura Ucraina e tetto gas

Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi
Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi

ROMA – Il passo fatto a Kiev non è solo simbolico. Ne è convinto Mario Draghi, rientrato oggi a Roma dopo aver salutato – a colazione, al confine tra Ucraina e Polonia, sul treno di ritorno – Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Il premier ha in mente un percorso fatto di tappe serrate. La prossima è il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.

A palazzo Chigi, infatti, non vogliono nemmeno pensare che martedì in Senato, quando si voteranno le risoluzioni dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del summit, la maggioranza possa spaccarsi e allora si concentra sui dossier sul tavolo. Sono due in particolare: allargare il sostegno alla candidatura dell’Ucraina a entrare nell’Ue e il tetto al prezzo del gas. Sul primo fronte, l’aver convinto Parigi e Berlino ad essere della partita, viene considerato dalla diplomazia italiana una mossa importante.

“Non era scontato riuscirci, ma ha prevalso ‘l ‘effetto D’, viene sottolineato. E’ stato il premier italiano, nella notte di avvicinamento a Kiev, a far ragionare gli alleati seduti al tavolo: “Era inutile mortificare l’aspettativa di un popolo – è la linea – anche perché data l’impossibilità dell’adesione alla Nato riconoscere la candidatura di Kiev era un passaggio inevitabile”. Certo, anche se Spagna e Portogallo vengono considerati ‘a bordo’, non sarà facile convincere l’Olanda e il blocco dei Paesi del Nord, convinti, secondo fonti italiane, che l’ingresso di un altro piccolo Paese possa creare ulteriore stabilità e porre veti per ottenere fondi.

“Zelensky sa che ottenere lo status di candidato non vuol dire evitare i missili e avere a disposizione un bancomat, e ha assicurato che farà le riforme – è la replica – vedremo cosa deciderà la Commissione e cosa ci sarà nel testo, perché a volte i passi indietro non mancano: anche se ormai è scontato che la concessione dello status di candidato sia tra le opzione dobbiamo vigilare su quali sono le altre”. Poi, sarà il Consiglio a decidere e la speranza è che avere il blocco di tre Paesi fondatori compatto possa condizionare positivamente altri alleati“.

Anche la partita del tetto del gas è tutta da giocare. “Allo scorso Consiglio, a maggio, siamo riusciti a inserirlo nel documento finale, spiegando la necessità di contenere il finanziamento della guerra di Putin e anche le ragioni economiche, ora forse, abbiamo una chance in più”, assicurano da Roma. Draghi, infatti, ha sempre cercato di contrastare le ragioni di chi – come i tedeschi – è convinto che imporre un price cap potrebbe portare Vladimir Putin a ridurre le forniture.

Per il premier è una questione di impianti e di necessità domanda/offerta. “Dobbiamo lasciare agire il mercato”, è il ragionamento. Ora che il presidente della confederazione russa ha iniziato a tagliare i trasferimenti, facendo – ha accusato l’inquilino di palazzo Chigi – “un uso politico del gas”, anche gli altri Paesi potrebbero convincersi. “Passi piccoli, ma sempre in avanti”.(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome