BRUXELLES – Provvedimento punitivo dell’Unione Europea contro la Polonia. Stamani la Commissione europea ha annunciato di avere convocato il governo polacco dinanzi alla Corte europea di Giustizia. Bruxelles accusa Varsavia di aver violato il principio di indipendenza della magistratura a seguito dell’adozione di alcune misure legislative che compromettono l’indipendenza della Corte suprema.
Varsavia sotto accusa
L’iniziativa della Commissione è rivolta contro una legge molto controversa adottata il 3 aprile del 2018. Secondo molti osservatori e politici stranieri, la nuova misura legislativa rischia di trasformare la Polonia in uno stato autoritario. La Commissione chiede dunque il ripristino della situazione precedente mediante la sospensione della legge, fin quando non verrà emessa una sentenza. L’esecutivo comunitario non vuol perdere tempo. Per questo caso è infatti stata chiesta una procedura d’emergenza affinché la sentenza giunga il più velocemente possibile.
Una controversia cominciata già nel dicembre 2017
Bruxelles ricorre alla Corte suprema dopo che già nel dicembre del 2017 l’esecutivo comunitario aveva fatto ricorso contro la Polonia. Il motivo risiedeva in una controversa e più generale riforma della magistratura. In quell’occasione, l’Unione Europea aveva chiesto al Consiglio di lanciare un monito ufficiale a Varsavia. Fino a questo momento, però, le varie discussioni non hanno portato alcun esito significativo.
L’Ue punta il dito anche contro l’Ungheria
Anche l’Ungheria è accusata come la Polonia di rinnegare lo stato di diritto. Lo scorso 12 settembre il Parlamento europeo ha votato perché il Consiglio agisca anche contro Budapest, in nome dello stesso articolo 7.1. Il tema delle votazioni è però motivo di tensione tra i paesi membri dell’Ue. Non tutti i paesi sono infatti propensi ad esporsi contro Polonia e Ungheria, per timore di creare precedenti o di andare contro dei potenziali alleati. Non tutti i governi europei, in più, sono convinti della colpevolezza di dei due paesi.