BRUXELLES – Aria di campagna elettorale all’eurogruppo, a dieci giorni dalle elezioni europee. Appena giunto alla riunione dei ministri delle finanze della zona euro, il ministro italiano Giovanni Tria tiene subito a precisare, tutto come programma, l’Iva non si tocca. “C’è un Def che è stato approvato dal governo – spiega Tria – ed è stato approvato dal Parlamento, che ha fatto anche una risoluzione in cui chiede, com’è noto, di non aumentare l’Iva, ma tutto negli obiettivi di finanza pubblica specificati nel Def. E quindi il governo sta attuando solo quello che è scritto nel Def”. Invece di ritoccare l’Iva, secondo il ministro, è preferibile pensare a dare maggior peso alle imposte indirette.
Tria arriva a Bruxelles sull’onda delle polemiche suscitate dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno Salvini, che si è detto pronto a violare le regole europee e a far volare il debito italiano fino al 140% del Pil se dovesse servire a ridurre la disoccupazione.
L’accoglienza nella capitale belga è gelida
“Per noi un debito al 130% del Pil è già tanto” ammonisce subito Moscovici. Il commissario agli affari monetari dice di non voler rispondere direttamente al vicepremier italiano, ma la stoccata non manca: “Le discussioni che abbiamo avuto con il governo italiano a dicembre sono state lunghe, non facili, ma costruttive, e si sono basate precisamente sull’idea che il debito avesse raggiunto un picco ed è sulla base di queste discussioni che si è arrivati a un accordo. Non c’è alcuna ragione di pensare diversamente”.
In gioco c’è la credibilità. Non solo dell’Italia, ma di tutta la zona euro
Il presidente dell’eurogruppo Mario Centeno rincara la dose e precisa: “Il governo italiano ha preso degli impegni l’anno scorso. Ora aspettiamo i risultati”. Risultati che attende anche l’Austria e il suo ministro delle finanze Löger, protagonista di un vero e proprio duello con Tria. “Non siamo pronti a pagare per i debiti dell’Italia. Spingendo in modo deliberato la spirale del debito italiano, non si può più escludere che l’Italia diventi una seconda Grecia”, afferma l’austriaco, suscitando la pronta reazione del ministro Tria.
“L’Italia non chiede che qualcuno paghi per proprio debito. Prima di parlare il ministro dovrebbe pensare”. “Girerei questo suggerimento a Salvini”, risponde Löger, per poi concludere: “Mi aspetto una posizione ferma da parte della Commissione europea”.
Più moderata ma ugualmente ferma anche la posizione francese
Le regole valgono per tutti. “Siamo tutti vincolati dalle norme della zona euro. E siamo tutti legati dalla solidarietà, quello che succede a un paese della zona euro ha un impatto diretto sugli altri 18. Dobbiamo tenerlo tutti a mente”, afferma il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire.
Il verdetto per l’Italia scatterà il 5 giugno, poco dopo le elezioni europee quando la Commissione presenterà le raccomandazioni per ogni paese: “Valuteremo la compliance dei conti pubblici italiani dopo il voto europeo nell’ambito del semestre Ue, siamo pronti a tenere conto dei risultati del 2018 e di quanto già fatto nel 2019”, spiega il commissario Moscovici. Per poi aggiungere, in merito all’aumento dello spread: “Non commento i movimenti di mercato, ma quello che so è che ci sono state delle dichiarazioni recentemente che possono aver creato movimenti. Non commenterò perché non voglio creare una occasione di controversia con nessuno”. Salvini incluso.
(AWE/LaPresse)