NAPOLI – Un chilo di cocaina in un appartamento in via Campegna, arrestati un uomo e una donna. Quest’ultima fa parte di una famiglia tra le più in vista del panorama criminale flegreo, gli Zazo. I due sono finiti in manette al termine di una brillante operazione dei carabinieri. Un’operazione che ha avuto anche del rocambolesco, con uno dei due indagati che si è lasciato dalla finestra nel tentativo di scappare, rischiando di perdere la vita. La sua serata si concluderà prima al Pronto soccorso, poi in manette.
I fatti
E’ tarda serata in via Campegna e i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli bussano alla porta di un appartamento al primo piano di una palazzina del rione a ridosso del vecchio arsenale dell’esercito, nel fortino del clan Zazo. Hanno circondato lo stabile, impossibile fuggire. Il 37enne di Secondigliano Mario Gratino è in casa, con lui Carmela Marasco, moglie di Marco Zazo, ras dell’omonima cosca nonché nipote del capoclan Salvatore.
L’involucro via dalla finestra
Quando sentono i colpi sulla porta blindata accompagnati dalla parola “carabinieri” capiscono che non c’è tempo per riflettere. Devono nascondere quel chilo di cocaina, evitare arresto e sequestro. Così Gratino punta alla finestra, la spalanca e tira quei mille grammi da oltre mille dosi. Poi si lancia anche lui. Ad agguantare quell’involucro i carabinieri, già posizionati in ogni angolo. Tra le loro braccia cade anche Gratino. Per lui non un atterraggio morbido. Si rompe il braccio e si provoca un trauma cranico. Una corsa in ospedale e poi le manette. Stessa sorte per Carmela Marasco. In casa non solo droga, ma anche 50mila euro in contanti, molti di questi nascosti sotto al materasso in camera da letto. Starà al gip, a questo punto, pronunciarsi sul doppio arresto.
I precedenti
Marco Zazo fu arrestato nel 2012 quando, intercettato in via Campegna in sella a un moto, fu trovato in possesso di una pistola. A quel punto, stando all’accusa dell’epoca, tentò di sfuggire alla cattura, ‘offrendo’ 5mila euro a testa ai due carabinieri che lo ammanettarono. Il suo nome è legato a doppio filo al business del parcheggiatori abusivi. Era il 28 ottobre del 2019 quando il collaboratore di giustizia Gennaro Carra, ex pezzo da novanta della mala del rione Traiano, rilasciò alcune dichiarazioni su Marco Zazo. Carra raccontò dell’intenzione di Marco Zazo di impossessarsi del territorio subentrando ai Iadonisi-Cesi, che all’epoca gestivano il business dei parcheggi abusivi. Inoltre Zazo avrebbe rifornito una piazza di spaccio appartenente ai Puccinelli e gestita da Arturo Equabile, legato al clan del Rione Traiano. Le dichiarazioni di Carra agli inquirenti portarono all’arresto del boss Francesco Iadonisi e di suo genero Flavio Di Lorenzo per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Restando in tema parcheggiatori abusivi, a Napoli tra le aree più critiche vi è sicuramente quella di Fuorigrotta nelle vicinanze dello stadio, la più redditizia nella zona flegrea, tanto da ingolosire i clan e scatenare una guerra per il controllo.
La relazione della Dia
Gli Zazo mantengono la propria struttura di famiglia criminale dedita al narcotraffico. Lo sostiene anche la Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione: nel descrivere lo scenario criminale a Fuorigrotta, la Dia parla di “situazione di fermento nell’intera area” che “sarebbe trascesa con l’omicidio di un anziano boss (Antonio Volpe, ndr, ammazzato il 15 marzo 2021) appartenente allo storico clan Bianco-Baratto cui sono conseguite reiterate stese di camorra. Dopo la morte del boss approfittando dello stato di detenzione dei vertici degli altri clan del quartiere il gruppo Troncone, alleato con i narcotrafficanti Zazo-asse Mazzarella, ricompattato attorno al capoclan scarcerato nel dicembre 2020, avrebbe tentato di affermare la propria supremazia sul territorio provocando la reazione degli altri sodalizi (clan Bianco-Baratto, cosiddetti calascioni, Iadonisi e Cesi). Allo scopo di frenare i Troncone, il gruppo Iadonisi del rione Lauro (Alleanza di Secondigliano) avrebbe stretto rapporti con il clan Sorianiello del quartiere Soccavo”.
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