Un Natale “di guerra” per la Campania

La docente della Federico II De Vivo: “Senza Rdc il lavoro nero esploderà”

NAPOLI – Un Natale all’insegna dell’austerity per molti campani, fra l’aumento dei prezzi e il conto alla rovescia per la soppressione del Reddito di cittadinanza. E senza interventi del Governo è difficile che la situazione cambi, nota Paola De Vivo, docente di sociologia dei processi economici e del lavoro al dipartimento di Scienze politiche all’università Federico II.

Come si profila questo Natale per i campani?

Mi sembra più complicato dei precedenti, che pure non sono stati facili. La guerra ha influenzato tantissimo i prezzi, con un’inflazione galoppante, e almeno per certe categorie ci sono molte diseguaglianze.

In particolare, quali sono le fasce più svantaggiate?

I dipendenti o gli ex dipendenti che per motivi vari sono stati espulsi dal mercato del lavoro e devono convivere con difficoltà varie. Anche gli stipendi del ceto medio trainavano l’economia, ma adesso è tutto più costoso e i consumi non sono più quelli di una volta. Insomma, tranne una piccola parte di cittadini che si trova all’apice della struttura sociale, gli altri saranno tutti in difficoltà, chi più chi meno. E chi percepisce il Reddito di cittadinanza non passerà certamente un Natale tranquillo.

Cosa pensa dell’obbligo di accettare una qualsiasi occupazione per non perdere il Reddito? Sappiamo bene quali sono le offerte di lavoro tipiche in Campania.

Vedo atteggiamenti punitivi nei confronti di chi percepisce il Reddito e non li condivido. Questa misura è un semplice sussidio, ma è legata anche all’offerta di lavoro. Già in precedenza la situazione era complicata con le 3 offerte di lavoro che si potevano rifiutare, ora la possibilità è ridotta a un solo rifiuto, ma è una norma ridicola, vista la situazione del mercato dell’occupazione.

Cosa prevede che succederà nella nostra regione quando il Reddito scomparirà?

Ci sarà un forte effetto di scoraggiamento: in tanti non cercheranno lavoro e ci sarà un incremento allucinante di lavoro nero. L’offerta non è adeguata e qualcuno se ne approfitterà. Visto quanto costa il Rdc, abolirlo mi sembra un modo per dire che la povertà va punita: figuriamoci se sono queste le risorse che pesano, quando in realtà ci sono tanti sprechi annidati ovunque. Non penso che il problema sia solo di chi riceve il Rdc, è anche di chi lo organizza. C’è poi l’aspetto mediatico: si dice in continuazione che i percettori di Reddito stanno sul divano ma questa retorica non mi convince. Altri Paesi hanno misure simili, non vedo perché noi non dovremmo averne.

Il governo nazionale e quello regionale cosa potrebbero fare?

Servono accordi su più livelli fra Stato e Regione per rilanciare la politica industriale, attualmente si fa veramente poco. In Campania non possiamo vivere solo con il turismo, che oltretutto offre spesso lavori a bassa qualifica e poco retribuiti: abbiamo forti vocazioni, sopratutto in settori come il tessile, l’abbigliamento, l’agro alimentare. Bisogna fare in modo da creare un sistema attorno a queste aziende e cercare di rilanciare questi settori, anche in accordo con le università per il campo della formazione.

E nell’immediato?

Servono politiche per calmierare i prezzi, dato che in situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo spuntano tanti speculatori, come abbiamo visto nel periodo Covid con i tamponi. Si trovi il modo di stringere accordi per un tetto ai prezzi a livello nazionale e regionale, soprattutto per carburanti ed energia, spese che incidono nel quotidiano.

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