Una settimana di caccia all’uomo. Testimoni, telecamere e intercettazioni: così il cerchio si è chiuso attorno al presunto responsabile dell’agguato

Noemi è diventata un simbolo per un’intera città, quella che ha deciso di dire ‘no’ alla violenza

NAPOLI – I primi a par lare sono stati alcuni testimoni. Sì, perché quando hanno visto sul marciapiede il corpi cino di Noemi gli argini si sono rotti, anche quelli della paura. E così i cittadini hanno smesso i panni dei bisognosi di ‘tutela’ ed hanno indossato quelli di chi decide di essere parte attiva della società. Poi è stata la volta dei video, quelli in cui l’intera sequenza dell’orrore è arrivata negli occhi anche di chi non c’era con tutta la sua forza, come una ferita aperta e sanguinante. E allora Noemi è diventata un simbolo per un’intera città, quella che ha deciso di dire ‘no’ alla violenza, di scendere in piazza e manifestare quel dolore. Di far vedere a tutti il sangue che scorreva da quella ferita aperta.

In quelle immagini immortalate da tre telecamere c’era lui, l’uomo nero che, da ieri ha un nome e un volto, quello di Armando De Re. Aveva il passo lento, lungo il fianco destro teneva un’arma. Grosso e in sovrappeso, in testa portava un casco integrale. Quello che si vede nel video del 3 maggio è che si è avvicinato al bersaglio fino a meno di un passo ma, dopo aver sollevato il braccio destro e puntato l’arma, qual cosa non è andato. La pistola puntata alla testa non ha sparato perché aveva la sicura. Come una preda che si era accorta di essere braccata dal predatore, il bersaglio ha iniziato inizia a correre. Poi la pistola ha fa fuoco. Una, due, tre volte. Il bersaglio è stato colpito, si è accasciato a terra.

L’immagine è ‘fuori campo’. Dietro l’angolo c’erano loro, Noemi e sua nonna, che si sono trovate sulla linea di tiro di un pistolero confuso che tirava colpi a casaccio. La stessa telecamera ha immortalato la fuga del responsabile  dell’agguato che, lento e impacciato, ha raggiunto il suo scooter per poi scappare. Fuori campo anche quel momento. Così come fuori campo c’era la piccola Noemi. Uno di quei colpi esplosi quasi alla cieca l’ha raggiunta al torace. Colpita anche la nonna che era con lei in maniera meno grave. Lì c’era anche la madre della bambina, che ha disperatamente cercato di aiutare la figlia fino almomento dell’arrivo dell’ambulanza, attimo in cui i medici hanno preso in carico la responsabilità di combattere per la vita di Noemi. L’obiettivo di quell’uomo in nero era Salvatore Nurcaro, 31 anni, di San Giovanni a Teduccio.

Le indagini, che in un primo momento vedevano come movente quello malavitoso, si sono ricalibrate ipotizzando qualcosa di ‘personale’, anche se la modalità – per come specificato dagli inquirenti – era“camorristica” perché l’agguato era premeditato. Nurcaro non è morto, ma è ancora ricoverato all’Ospedale del Mare. Fuori pericolo come la piccola Noemi. Alla fine sono stati sei i colpi d’arma da fuoco che lo hanno raggiunto e non è ancora in grado di sostenere un confronto con gli inquirenti. Sotto indagine per bancarotta, Nurcaro non ha altri precedenti. Ma chi l’ha preso di mira voleva ucciderlo.

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