CAPUA – L’indagine sulla presunta talpa in Procura che avrebbe fornito notizie riservate a Carmine Antropoli, ex sindaco e chirurgo del Cardarelli, è ancora in corso. A mettere gli investigatori sulle tracce del mister x è stato un incontro ripreso dalle telecamere del bar Flora a Caserta, avvenuto il 12 marzo 2016, e le dichiarazioni rese tre anni dopo dal collaboratore di giustizia Francesco Zagaria.
L’intercettazione
Ma a fornire ad Antropoli informazioni top secret sarebbe stato anche un vigile urbano di Capua. La circostanza, affermano i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, emerge nel corso di una conversazione tra il medico e il poliziotto datata primo aprile 2016.
Antropoli, all’epoca ancora sindaco, era alla guida della sua Audi Q5 con il vigile al fianco “[…] Non lo possono vedere!”, commenta il poliziotto. “A chi?”, chiede il primo cittadino. “A Ricci!”. “Ma se lo fanno o no (il riferimento è ad un eventuale arresto, ndr)? Tu dicesti il fatto di Caserta”, gli chiede il politico. “Guagliò – spiega l’agente -, là ti devi stare attento a chiamare quello eh […] ti devi stare attento”. Il chirurgo, però, chiede rassicurazioni. “Ma lo dici con dati di fatto o con sospetti?”. “No, quale c… di sospetti. Che devo sospettare? Mica vado appresso a lui”: e la risposta data lascerebbe intendere che aveva notizie dirette. “Senti un’altra cosa – continua il casco bianco – però mi disse… poi mi sono dimenticato di dirti… quando tu andasti in Procura! […] Mi disse il soggetto, disse, viene messo il telefono sotto controllo”. E a questo punto uno dei due, evidenziano i carabinieri, accende lo stereo della macchina (verosimilmente per disturbare possibili cimici piazzate nella vettura). “Anche io?”, domanda Antropoli. “Eh, però lui… ah, poi la stessa cosa la fanno con il telefono che tieni a casa”, aggiunge il vigile.
Per i carabinieri la conversazione dimostra come Antropoli, oltre all’ipotizzata sua talpa in Procura, abbia ottenuto notizie riservate pure da alcuni suoi fedelissimi che operavano (operano) presso il Comune (come il vigile). E nella circostanza indicata, il poliziotto lo mise al corrente di una presunta indagine a carico di Ricci. Dove il poliziotto avrebbe preso quelle notizie, però, non è emerso nel corso del colloquio intercettato. Si fa soltanto riferimento ad un altro misterioso personaggio che viene indicato col termine ‘soggetto’, probabilmente anche lui legato alla Procura (se sia S. Maria, Napoli o uffici di altre città non è specificato).
Lo sfogo col prete
Il Nucleo investigativo di Caserta, a sostegno della sua tesi che vedrebbe il chirurgo ininterrottamente informato sulle vicende giudiziarie, ha inserito anche un’intercettazione del 11 aprile 2016. Antropoli si trova in compagnia di un sacerdote della provincia di Caserta con forti entrature nel clero romano. E gli svela che era stato ascoltato per due ore da un magistrato e di aver appreso che gli inquirenti erano intenzionati ad arrestare Marco Ricci in relazione all’affare rifiuti.
Il processo
Ricci, sottufficiale della guardia di finanza, ad onor del vero, non è stato mai raggiunto da misure cautelari, ma dal 2019 è a processo proprio con Antropoli e con il suo ex collega di maggioranza, l’architetto Guido Taglialatela. I tre sono accusati di concorso esterno al clan dei Casalesi: avrebbero stretto un patto politico mafioso in relazione alle Comunali del 2016, che però furono perse della loro cordata diretta dall’avvocato Giuseppe Chillemi (estraneo all’inchiesta) e vinte da Eduardo Centore. Quindi l’affare rifiuti a cui aveva fatto riferimento Antropoli nulla c’entra con i guai giudiziari di Ricci. Ad ogni modo, le intercettazioni tra l’allora primo cittadino con il vigile e con il sacerdote sono agli atti dell’inchiesta che lo ha portato davanti ai giudici con il finanziere e l’architetto. La prossima udienza si terrà fra dieci giorni dinanzi alla Corte d’assise di S. Maria Capua Vetere. Cono loro a giudizio c’è anche Francesco Zagaria, alias Ciccio ‘e Brezza, accusato di associazione mafiosa e concorso nell’omicidio di Umberto De Falco e Sebastiano Caterino l’evraiuolo avvenuto nell’ottobre del 2003.
Dalla stessa inchiesta è nato anche un altro filone, ancora alle battute iniziali, che ha tirato in ballo sempre il trio Antropoli, Ricci, Taglialatela per le ipotesi di corruzione e turbativa d’asta, reati per la Dda aggravati dalla finalità mafiosa. In questo stralcio sono coinvolti pure gli imprenditori Giuseppe e Francesco Verazzo, casalesi trapiantati a Capua sotto inchiesta per concorso esterno e turbativa d’asta, e il costruttore Domenico Pagano, di Trentola Ducenta, che risponde di camorra.