MILANO – La rabbia contro le politiche del governo di destra di Viktor Orban ha riempito le strade di Budapest. Un corteo arcobaleno di migliaia di persone ha sfidato il premier sfilando in occasione del Gay Pride. La marcia quest’anno ha assunto un significato particolare visto che giunge dopo l’entrata in vigore questo mese della contestata legge anti-Lgbtq, che limita la possibilità di affrontare con i bambini e nelle scuole temi come omosessualità e transgender. Una legge che ha acceso lo scontro fra Ungheria e Ue, di cui il Paese è Stato membro, con la Commissione europea che ha avviato azioni legali contro il governo di Orban definendo la legge discriminatoria e contraria ai valori europei di tolleranza e libertà individuale.
Gli occhi dell’Europa sono puntati su Budapest, ha detto l’eurodeputata Terry Reintke dando il via alla parata con un discorso. “Siamo molti di più delle migliaia qui presenti oggi”, ha aggiunto. La marcia si è snodata per le vie del centro città, attraversando il Danubio su una delle strutture iconiche che collegano le due metà della città: il Ponte della libertà.
Quest’anno la marcia è più della celebrazione e il ricordo delle lotte storiche del movimento Lgbt, ma piuttosto una protesta contro le attuali politiche di Orban che prendono di mira gay, lesbiche, bisessuali, transgender e queer, ha spiegato il portavoce di Budapest Pride, Jojo Majercsik. “Molte persone Lgbtq hanno paura e non sentono di avere un posto o un futuro in questo Paese”, ha detto ad Associated Press. Gli organizzatori del Pride avevano espressamente invitato i partecipanti a esprimere la loro opposizione alle recenti mosse di Orban, che secondo i critici sta conducendo una campagna anti-Lgbt per provare a mettere al sicuro i voti della base conservatrice in vista delle elezioni parlamentari della prossima primavera. “Ho sentito di tante persone Lgbt che stanno pianificando di lasciare il Paese e non aspetteranno neanche le elezioni dell’anno prossimo”, ha detto ancora il portavoce del Pride. “Per molti altri invece a determinare se restare o andare sarà l’esito del referendum”.
Il referendum è stato convocato da Orban, al potere dal 2010, dopo le polemiche e lo scontro con l’Ue innescati dalla legge anti Lgbtq. Il testo approvato dal Parlamento a giugno vieta di mostrare a minorenni contenuti relativi a omosessualità e cambio di genere ed era allegato a una legge che approvava pene più dure per i pedofili. Per il governo, una legge che punta a proteggere i bambini e non a prendere di mira gli omosessuali. I critici, invece, paragonano la legge quella della Russia sulla propaganda gay del 2013 e sostengono che accosti omosessualità e pedofilia in ottica elettorale. La Commissione Ue ha avviato due procedimenti legali contro il governo ungherese la scorsa settimana per violazione di diritti Lgbt.
Mercoledì, allora, Orban ha annunciato che si terrà un referendum nazionale in cui si chiederà agli ungheresi se ai bambini nelle scuole debbano essere introdotti temi relativi all’orientamento sessuale e se il cambio di genere debba essere promosso o illustrato ai bambini. Quesiti “apertamente transfobici e omofobici”, commenta il portavoce del Pride.
Alla marcia a Budapest hanno partecipato diversi membri di partiti d’opposizione. Fra loro il sindaco della città, il liberale Gergely Karacsony, che sfiderà Orban nelle elezioni dell’anno prossimo.
LaPresse