MILANO – Nella giornata dedicata ai conti di Unicredit, l’attenzione finisce per essere catturata dal dossier Mps. All’indomani dell’annuncio da parte di Piazza Gae Aulenti di aver avviato trattative con il Tesoro – principale azionista di Siena – per l’acquisizione di un perimetro selezionato di Mps, le domande degli investitori sono inevitabilmente rivolte all’operazione. “In questo momento crediamo fermamente che in base ai principi concordati” con il Tesoro “e date le tempistiche e la capacità di selezionare il suo perimetro, Mps sia la migliore opzoine e l’unica opzione sul tavolo in questo momento”, ha garantito il ceo di Unicredit, Andrea Orcel rassicurando gli analisti.
Una posizione sostenuta, de facto, dalla natura stessa dell’operazione così come indicata negli accordi iniziali tra Mef e Unicredit. L’operazione Mps avverà in fatti solo dopo un processo di due diligence volto a individuare un “perimetro selezionato” di acquisizione e “adeguate misure del rischio”. Un concetto che Orcel riassume spiegando che l’eventuale integrazione tra gli istituti “sarà semplificata dal fatto che noi prenderemo solo una parte del franchise” di Mps “e solo la parte che selezioniamo” e le parti “saranno complementari, escludendo quelle che non lo sono ovviamente l’integrazione diventerà più semplice”.
Una Mps, insomma, che Orcel si appresta a controllare – se e solo se valutazioni e negoziazioni si concluderanno positivamente – ripulita di rischi di credito e contenziosi straordinari. In ogni caso l’operazione dovrà “essere nel massimo interesse dei nostri investitori, in linea con il nostro obiettivo di creazione di valore” e acquisire Mps “con un perimetro attentamente definito e un’adeguata mitigazione del rischio è un’opportunità”, ha ribadito il ceo, sottolineando che con Siena, Unicredit ribilancerebbe in modo “salutare” la propria presenza verso il Centro-Nord.
Il gruppo guidato da Orcel si posiziona per l’operazione con i conti in ordine. Sale infatti a 1,034 miliardi, dagli 887 milioni del trimestre precedente, il risultato netto contabile di Unicredit per il secondo trimestre 2021. L’utile netto sottostante ha raggiunto gli 1,1 miliardi, in rialzo del 24,7 per cento trimestre su trimestre. I ricavi del trimestre sono pari a 4,4 miliardi, in rialzo del 5,5% su base annua.
Dagli azionisti di Unicredit sono arrivati i primi commenti all’operazione. Per Fondazione Cariverona, socia all’1,8%, dal consiglio Unicredit “è giunta una scelta importante e coraggiosa, Cariverona ha totale fiducia nella capacità di Orcel di valutare ogni possibile sviluppo strategico per il gruppo”.
I sindacati restano in allerta. Per la Fabi se l’interesse di Unicredit per Mps è “di per sé un elemento positivo” in quanto “si è passati dalle chiacchiere ai fatti”, tuttavia “è indispensabile avere chiarezza sui presupposti” concordati tra Unicredit e Mef. In particolare, per il sindacato dei bancari “le parti interessate devono al più presto chiarire se si tratta di un cosiddetto ‘spezzatino’, perché crediamo e confidiamo che non sia così”.
Dall’assemblea generale di Cgil Toscana interviene anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, spiegando che “a questo punto” non è “più rinviabile” il tavolo su Mps. “Si apre una trattativa fra Unicredit ed il ministro dell’Economia, quindi è necessario sia possibile per il sindacato ed i lavoratori entrare in questa discussione e discutere. È noto che noi siamo contrari all’idea dello spezzatino, perché questo vuol dire indebolire il sistema bancario del nostro Paese”, ha sottolineato.
Spinto dalla mossa su Mps il titolo di Unicredit guida i rialzi a Piazza Affari per tutta la giornata, fino a terminare gli scambi avanzando del 2,8% a 10,018 euro.
di Francesca Conti