Urlano il suo nome, lui esce e lo centrano con due proiettili

NAPOLI – Si torna a sparare a Napoli Est. Un uomo di 60 anni è stato ferito da colpi di arma da fuoco. Il raid di piombo si è verificato martedì sera in via Giambattista Vela, stradina che nasce da via Villa Bisignano, quartiere Barra. Si chiama Gaetano Cervone, omonimo del cugino collaboratore di giustizia e un tempo ai vertici del clan Aprea, che ha la sua ‘sede’ proprio nel Rione Bisignano. Cervone è stato poi trasportato al Pronto soccorso dell’Ospedale del Mare, dove i medici lo hanno sottoposto a un lungo e delicato intervento chirurgico. Il 60enne sarebbe stato sotto ai ferri per otto ore. Non è comunque in pericolo di vita, fanno sapere dalla Questura di via Medina. Il caso è infatti affidato alla polizia di Stato. Sono stati gli agenti della squadra investigativa del commissariato Barra-Ponticelli – che per le indagini collaborano con la Squadra Mobile – a raccogliere la sua versione. Una dinamica ancora nebulosa. Cervone, precedenti per reati contro il patrimonio (furto, ricettazione, danneggiamento) ha raccontato agli uomini in divisa che, attorno alle 20,30 di martedì, ha sentito urlare il suo nome mentre si trovava a casa. Voci insistenti lo invitavano a uscire. Lui l’ha fatto e, proprio quando ha messo piede fuori casa, quelle stesse voci gli hanno sparato addosso almeno tre proiettili, di cui due andati a bersaglio. Quindi la corsa in ospedale, l’intervento chirurgico e il ricovero. Erano in scooter, ha aggiunto Cervone, ma la versione non convince. I poliziotti hanno già effettuato i sopralluoghi del caso, appurando che i proiettili esplosi fossero tre. Si parte comunque dalla vittimologia, che in questo caso affonda le prime suggestioni investigative dall’anagrafe: Gaetano Cervone è un nome importante a Barra. Il 60enne ferito l’altra sera ha già scontato le sue condanne per furto, ricettazione e danneggiamento. Non un curriclum criminale eccellente. Non un pezzo da novanta della malavita organizzata. E allora perché piazzargli due colpi addosso? Di sicuro possiamo dire che si è trattato di un ultimatum: se avessero voluto ucciderlo, l’avrebbero fatto. E’ nella schiera di parenti che guardano le indagini. Suo cugino, ex boss degli Aprea, catturato nel giugno 2009 da latitante ad Ascoli Piceno e poi passato a collaborare con la giustizia, potrebbe essere il vero bersaglio dell’agguato. Una vendetta trasversale per aver detto troppo su troppe persone.  

Il cugino fece smantellare il clan

Era da un po’ che non si parlava col piombo a Barra. Ed era da un po’ che non veniva presa di mira una persona legata, per vincoli di parentela, alla galassia della criminalità organizzata. Gaetano Cervone, il 60enne ferito l’altra sera in circostanze ancora non chiare, è il cugino dell’omonimo collaboratore di giustizia che, a colpi di verbali, ha fatto smantellare il clan ApreaCuccaro e, in generale, fatto vibrare la mala di Napoli Est. L’ex elemento apicale degli Aprea fu catturato nel giugno 2009 ad Ascoli Piceno. All’epoca era latitante e ritenuto ai vertici dell’organizzazione capeggiata dal boss Giovanni Aprea. Le forze dell’ordine lo trovarono in un ospedale dov’era ricoverato sotto mentite spoglie: aveva fornito un altro nome. Cervone, detto Bibì, ha poi scelto di ‘fare il salto’, passando a collaborare con la giustizia. Le due dichiarazioni hanno generato diverse inchieste e maxi blitz contro i clan di Barra e San Giovanni a Teduccio.

Ecco perché potrebbe esserci un fil rouge tra il pentimento e l’agguato dell’altra sera. Ma non è l’unica ipotesi al vaglio degli investigatori. Soltanto dieci giorni prima degli spari, i carabinieri hanno arrestato con l’accusa di spaccio il figlio del 60enne, Wilson, trovato in possesso di tre varietà differenti di droga: 60 dosi di crack, 14 di marijuana e 9 di hashish. E nelle tasche, piegata in uno spesso mazzetto di banconote di piccolo taglio la somma di 830 euro, provento di attività illecita. Il giovane risulta residente a Marigliano ed è stato intercettato nei pressi delle palazzine del complesso ‘ex legge 219’. Troppo presto per dire perché il commando di fuoco ha voluto punire Cervone. Agli agenti del commissariato locale e ai colleghi della Squadra Mobile l’arduo compito di risolvere una situazione intricata. Le due ipotesi appena paventate sono comunque riconducibili a vendette trasversali. 

Gaetano Cervone, alias Bibì, collaboratore di giustizia

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