A poche ore dall’annuncio del presidente Joe Biden di ritirarsi dalla corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca, gli occhi del mondo sono nuovamente puntati sugli Stati Uniti. Il presidente uscente ha dichiarato il suo appoggio alla candidatura della sua vice, Kamala Harris, suscitando una rapida e significativa risposta: in una sola serata, le donazioni a favore della Harris hanno superato i 45 milioni di dollari.
Nonostante l’importante appoggio finanziario e politico, Kamala Harris deve ancora conquistare l’endorsement di alcuni dei nomi più influenti del Partito Democratico. Tra questi spicca l’ex presidente Barack Obama, il quale preferirebbe avviare un processo di primarie aperte, una scelta che riflette la volontà di garantire un confronto democratico e trasparente all’interno del partito.
Secondo un conteggio aggiornato alle prime ore di lunedì e riportato dalla Cnn, sono già oltre 500 i delegati democratici che hanno espresso il loro sostegno per Kamala Harris in vista della convention che si terrà dal 19 agosto a Chicago. Questo numero, destinato a crescere, include circa 290 ‘pledged delegates’ e 220 ‘superdelegati’.
La convention democratica vedrà la partecipazione di circa 4.700 delegati in totale. Tuttavia, gli endorsement attuali non sono vincolanti. Con Joe Biden fuori dalla corsa, i delegati sono ora ‘liberi’ di votare secondo la propria discrezione. La Cnn sottolinea che il numero di delegati necessari per vincere la nomination dipenderà dal se i superdelegati saranno autorizzati a votare al primo scrutinio, una questione che rimane aperta. Se i superdelegati non potranno votare al primo scrutinio, un candidato avrà bisogno di 1.976 voti di delegati garantiti per conquistare la nomination; se invece saranno ammessi al voto, saranno necessari circa 2.350 voti, un numero che può variare nel tempo.
L’appoggio di Joe Biden a Kamala Harris rappresenta una mossa significativa, ma la strada verso la nomination democratica rimane complessa e incerta. Mentre la Harris raccoglie consensi e donazioni, la possibilità di primarie aperte e il ruolo dei superdelegati aggiungono un ulteriore livello di incertezza e strategia politica. La corsa alla Casa Bianca è appena cominciata e, con essa, le dinamiche interne al Partito Democratico si fanno sempre più intense e rilevanti.