Miami (Florida, Usa), 29 ago. (LaPresse/AFP) – Una richiedente asilo guatemalteca ha presentato una richiesta di risarcimento alle autorità statunitensi per omicidio colposo per la morte della figlia. La piccola è deceduta sei settimane dopo il rilascio da un centro di detenzione della polizia di frontiera americana. Lo hanno fatto sapere i legali della donna. Yazmin Juarez, 20 anni, e sua figlia Mariee di 19 mesi erano state fermate nel marzo 2018 mentre tentavano di attraversare il Rio Grande. Il fiume al confine tra Messico e Stati Uniti, ed erano state condotte in un centro di detenzione a Dilley, in Texas. Secondo gli avvocati della donna, all’arrivo nella struttura la piccola era in buona salute ma durante la permanenza nel centro ha contratto una grave malattia respiratoria, evidenziando già dopo una settimana sintomi allarmanti come febbre alta, tosse, diarrea e vomito. Dopo 20 giorni la bambina è stata rilasciata e trasferita in due diversi ospedali ed è morta il 10 maggio 2018.
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“Coloro che dovevano garantire, sicurezza, salute e cure appropriate alla bambina hanno commesso omissioni che le hanno causato una morta dolorosa”, ha dichiarato l’avvocato R. Stanton Jones dello studio legale Arnold and Porter, che cura gli interessi della donna. I legali di Yazmin Juarez, in vista di una possibile azione legale, hanno avanzato una richiesta di risarcimento di 40 milioni di dollari alla città di Eloy, in Arizona, che agisce da intermediario tra le autorità federali e l’azienda privata che gestisce il centro di detenzione di Dilley. Lo studio legale ha fatto sapere che le autorità texane stanno indagando sulla morte “di un bambino dopo il rilascio dal centro di detenzione di Dilley”, ma al momento non sono stati rivelati ulteriori particolari.