Milano (LaPresse) – La carovana di migranti che dall’Honduras sta marciando verso il confine messicano con gli Stati Uniti “può essere considerata un’invasione”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, intervistato dalla Abc. “Dobbiamo avere un muro di persone che li fermi”, ha aggiunto. Secondo il magnate la situazione è ben più grave di quanto venga descritto dai media: “Le carovane sono molto più ampie di quanto riportato. E sono composte per la maggior parte da giovani uomini che mettono in prima linea donne e bambini”, e questo, secondo Trump, viene fatto ad uso delle telecamere.
Trump parte per il tour elettorale: “Fino a 15mila soldati al confine col Messico”
Il presidente americano, Donald Trump, aumenta ancora la sua retorica contro i migranti. Minacciando di dispiegare fino a 15mila soldati al confine messicano. Tanti quanti sono nel contingente Usa in Afghanistan. Liquidando le accuse contro la sua retorica divisiva e che alimenta l’odio, Trump lo ha proclamato prima di partire per la Florida, nell’ambito della campagna elettorale in vista delle elezioni di metà mandato. Sarà presente a 11 comizi in otto Stati nei prossimi sei giorni. Il primo dei quali questa notte a Estero, in Florida. La sua meta è convincere gli elettori repubblicani a dare di nuovo al Gop la loro fiducia alle urne. In modo da non perdere il controllo di entrambe le camere del Congresso. I democratici potrebbero infatti sottrarne almeno una. Rendendo il lavoro di Trump più difficile e sollevando lo spettro di una politica ancora più di scontro a Washington.
Trump ha spesso bersagliato i migranti
Il messaggio di Trump è che l’America sarebbe sotto l’attacco di una “invasione” di migranti illegali e che i democratici lascerebbero i confini aperti. Martedì ha annunciato 5mila soldati, numero già alto. E oggi ha rincarato parlando di 10mila-15mila. Già in passato il repubblicano ha descritto i migranti come “stupratori”, “teppisti”, “criminali”. Lo ha rifatto parlando della carovana di persone in fuga dalle violenze e dall’instabilità dell’Honduras. Che stanno tentando di raggiungere il confine americano attraversando il Messico.
Quel gruppo di alcune migliaia di persone si trova a migliaia di chilometri di distanza, ma nella sua campagna elettorale verso il 6 novembre continua a evocarne lo ‘spettro’. “E’ un pericoloso gruppo di persone”, ha detto, “non entreranno nel nostro Paese”. Secondo il dipartimento di Sicurezza interna è una “crisi senza precedenti”, nonostante i numeri mostrino che i migranti illegali intercettati nel 2018 siano stati solo 400mila, il 25% del dato del 2000 quando furono 1.6 milioni.
Donald Trump al lavoro per la campagna elettorale
Un duro colpo ha ricevuto Trump la scorsa settimana, quando un fanatico ha ucciso 11 persone in una sinagoga di Pittsbugh e ha detto di essersi ispirato ai discorsi nazionalisti del presidente: voleva combattere per i ‘bianchi’ di cui si sente parte. Questo dopo che la scorsa settimana un uomo della Florida è stato arrestato per aver mandato bombe artigianali a una decina di noti sostenitori di Trump, politici e non. L’escalation di politica estremista ha messo sulla difensiva il magnate, additato dagli oppositori che ritengono abbia alimentato l’odio e creato un clima in cui gli assalitori si sentono legittimati ad agire.
Quando è andato a Pittsburgh alla sinagoga, con la moglie Melania, il genero Jared Kushner che è ebreo ortodosso e la figlia Ivanka, Trump non è stato accolto benissimo. Vari gruppi di dimostranti hanno manifestato contro di lui e il sindaco della città ha detto che avrebbe fatto meglio a non presentarsi. Ma poi, prima di partire per la Florida, è tornato sul piede di guerra contro i migranti, scagliandosi contro il diritto di cittadinanza per nascita che vuole “in un modo o nell’altro abolire”, anche ricorrendo alla Corte suprema, attaccando lo speaker repubblicano della Camera Paul Ryan che ha osato dire che per decreto non può compiere questo passo, e aggiungendo infine: “Il mondo usa le nostre leggi per danneggiarci. Ridono della nostra stupidità”.