MARCIANISE – Non solo estorsioni e infiltrazioni negli appalti pubblici, tra i principali business del clan Belforte c’è anche l’usura. E a fornire negli ultimi mesi ai magistrati della Dda di Napoli un importante spaccato su questo settore è stato il collaboratore di giustizia Giovanni Buonanno, figlio di Gennaro, storico ras dei Mazzacane.
Il collaboratore di giustizia
Tra i presunti strozzini contro cui ha puntato il dito ci sono Domenico e Raffaele Rossetti: “Svolgono ancora oggi l’attività di usura – ha riferito il pentito -, dato che conosco personalmente una delle loro vittime”. Buonanno ha indicato agli inquirenti anche il luogo dove i Rossetti incontrerebbero le persone a cui hanno prestato quattrini pretendendone la restituzioni con interessi da capogiro: “E’ un bar di via Martin Luter King. Si chiama ‘Dolcevita’”.
Il business
Raffaele Rossetti, stando a quanto raccontato da Buonanno, si occuperebbe pure di altri business connessi alla malavita: “Svolge attività di spaccio di sostanze stupefacenti. So queste cose – ha chiarito – perché sono stato suo fornitore dal 2016 al gennaio 2019. Non lo coinvolsi nella mia attività di spaccio a Milano in quanto lui aveva troppi interessi economici anche in materia di usura a Marcianise”. I Rossetti, assistiti dal legale Angelo Raucci, stanno già affrontando un processo con l’accusa di usura (con l’aggravante mafiosa) dinanzi al Tribunale di S. Maria Capua Vetere: la prossima udienza è fissata per inizio gennaio.
L’inchiesta
Il pentimento di Buonanno è arrivato poco dopo il suo ultimo arresto, sempre per usura, avvenuto il 31 gennaio scorso. Ad innescare la misura cautelare è stata l’inchiesta condotta dalla guardia di finanza che ha già generato due filoni processuali: uno, con rito abbreviato, dove sono presenti proprio Buonanno e Claudio Buttone, altro collaboratore di giustizia, e un altro, dibattimentale, che coinvolge l’imprenditore Paolo Siciliano, di Capodrise, attivo nel settore dei supermercati, che risponde di minacce e riciclaggio, Raffaele Iuliano e Michele Campomaggiore, entrambi di Marcianise, accusati a vario titolo di usura, pizzo e riciclaggio.
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