ROMA – “I medici non possono rifiutare il vaccino”. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso di un medico originario dell’Abruzzo che aveva ricevuto un provvedimento di sospensione dall’ordine dei medici per aver rifiutato di vaccinarsi.
L’obbligo vaccinale
Per i giudici “la prevalenza del diritto fondamentale alla salute della collettività rispetto a dubbi individuali o di gruppi di cittadini sulla base di ragioni mai scientificamente provate, assume una connotazione ancor più peculiare e dirimente allorché il rifiuto di vaccinazione sia opposto da chi, come il personale sanitario, sia per legge e ancor prima per il cd. “giuramento di Ippocrate” tenuto in ogni modo ad adoperarsi per curare i malati, e giammai per creare o aggravare il pericolo di contagio del paziente con cui nell’esercizio dell’attività professionale entri in diretto contatto”.
Il principio di sicurezza
Per quanto concerne la categoria professionale dei medici, il Consiglio di Sato, con decreto a firma del presidente della Terza Sezione, Franco Frattini, sottolinea che “malgrado l’imponente quantità di studi scientifici che indicano la netta prevalenza del beneficio vaccinale anti Covid 19 per il singolo e per la riduzione progressiva della pandemia ancora gravemente in atto, chi non si metterà in regola quindi non potrà più lavorare a contatto con i pazienti, e sarà sospeso”.
La terza dose
Il decreto del Super Green pass stabilisce, in merito alla somministrazione del vaccino anti Covid che “dal prossimo 15 dicembre l’obbligo vaccinale per medici e personale sanitario viene esteso anche alla terza dose”. Ma non solo: inserite anche altre tipologie di lavoro come ad esempio i “dipendenti delle strutture sanitarie, lavoratori del mondo della scuola e forze dell’ordine. Del resto, soltanto la massiva vaccinazione anche ed anzitutto di coloro che entrano per servizio ordinariamente in contatto con altri cittadini, specie in situazione di vulnerabilità, rappresenta una delle misure indispensabili per ridurre, anche nei giorni correnti, la nuovamente emergente moltiplicazione dei contagi, dei ricoveri, delle vittime e di potenzialmente assai pericolose nuove varianti”.
Prevalenza alla collettività
Per il Consiglio di Sato, poi, “sarebbe incomparabilmente più grave il danno per la collettività dei pazienti e per la salute generale, rispetto a quello lamentato dall’operatore sanitario sulla base di dubbi scientifici certo non dimostrati a fronte delle amplissimamente superiori prove, con l’erogazione di decine di milioni di vaccini solo nel nostro Paese, degli effetti positivi delle vaccinazioni sul contrasto alla pandemia e alla sue devastanti conseguenze umane, sociali e di deprivazione della solidarietà quale principio cardine della nostra Costituzione”.