ROMA – Sulla vaccinazione eterologa “possiamo stare più che tranquilli”. Il direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, prova a gettare acqua sul fuoco cercando di fare chiarezza sul ‘mix’ vaccinale proposto agli Under 60 che hanno avuto la prima dose di AstraZeneca. “Gli studi clinici confermano che la sicurezza è molto elevata per somministrazione, anche per il lungo termine”, aggiunge ancora.
Un pensiero condiviso da Sergio Abrignani, componente del Cts, secondo cui con questa scelta “si eviteranno almeno una quindicina di trombosi da vaccino considerando che le dosi sarebbero andate a una decina di milioni di persone”. Nessuna bocciatura pure da Andrea Crisanti. Il docente di microbiologia all’Università di Padova, però, mette in luce come gli studi effettuati siano “su poche centinaia di persone” e quindi la pratica “in qualche modo” può essere definita “sperimentale”.
Se la scienza dibatte sul tema la politica cerca di tradurre in fatti le nuove raccomandazioni “perentorie” del Cts. Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, dice di aspettarsi dalle Regioni una risposta “univoca” in merito all’attuazione della disposizione. Lo stesso dovrebbe accadere con il siero monodose Johnson&Johnson, sempre a vettore virale, ma le incertezze dei cittadini restano. In generale la vaccinazione eterologa procede con successo, ma il panorama è frastagliato.
L’Unità di Crisi della Regione Lazio fa notare come ci sia un 10% di persone che non si è presentata per il richiamo. Inoltre altre hanno chiesto “in maniera consapevole e informata” di completare il percorso vaccinale per l’immunizzazione con la seconda dose di AstraZeneca. Per questo motivo si è deciso di chiedere un parere al ministero della Salute riguardo a uno specifico consenso informato “affinché possa decidere il medico in scienza e coscienza”. L’obiettivo finale infatti resta sempre lo stesso: completare i percorsi vaccinali, soprattutto di fronte all’insorgenza delle varianti.(LaPresse)